Rifiuti in Campania: la rivolta dei sindaci
Molti dubbi, conti che non tornano ed un serpeggiante conflitto tra istituzioni romane ed enti locali campani, stanno caratterizzando i primi giorni di quella che dovrebbe essere la normalità nella gestione del ciclo dei rifiuti in Campania, dopo la fme dell'emergenza sancita per decreto legge. Ieri mattina, convocati dall'Anci regionale, coordinato da Nino Daniele, primo cittadino di Ercolano, riuniti nella Sala dei Baroni del MaschioAngioino, 250 tra sindaci e delegati di sindaci dei 551 comuni della Campania hanno esposto perplessità e contrarietà al decreto del Consiglio dei ministri 195/2009, che trasmette le competenze di gestione per i rifiuti agli enti territoriali nel tentativo di mettere una pietra tombale sulla quindicennale emergenza. Il decreto, tra l'altro, assesna - ed il punto pi contestato dai sindaci - i proventi della Tarsu (la tassa sui rifiuti) alle Province, snodo delle competenze di gestione del ciclo integrato, e rimette in discussione l'occupazione di settore con lo scioglimento dei consorzi di bacino. LAnci campana, che ha ricevuto pieno mandato per trattare con il Governo, ha presentato un documento che in sei punti sintetizza le proposte di modifica del decreto, ravvisando elementi di incostituzionalità nel ruolo assegnato alle Province. In particolare si chiede di non procedere a nessun subentro nelle amministrazioni dove il servizio di raccolta è già svolto da una società a totale partecipazione pubblica, di investire Stato e Regioni di eventuali problemi legati a possibili esuberi di personale, di prevedere la compensazione per i Comuniper il minor gettito derivante dalla perdita della Tarsu e una ulteriore compensazione per il minor gettito legato alla manovra sull'Ici, per i risparmi della politica, per le spese sostenute per gli uffici giudiziari e per le mancate bonifiche. In aggiunta, per i Comuni che devono somme all'ex commissariato straordinario, lAnci reclama una rateizzazione a lunga scadenza, ed anche che gli sversamenti in discarica preferenziali siano limitati solo a circostanze eccezionali. Per agevolare la fase di transizione, il presidente dell'Anci Campania, Nino Daniele, auspica una norma transitoria che proroghi di 30 giorni il termine per la trasmissione delle banche dati da comuni a Province, invitando le amministrazioni a non fornire la documentazione prima di un chiarimento. «Questo decreto spiega contraddice il principio di responsabilità che è alla base dell'autogoverno delle autonomie locali e non tiene conto delle specificità dei territori. Il decreto aggiunge è vigente e noi soli sappiamo che è inattuabile». Dalle posizioni estreme del sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, - forte di una differenziata al 72 per cento - alla disponibilità del primo cittadino di Napoli, Rosa lervolino («Una legge, mentre c'è, la si rispetta»), i 250 amministratori presenti in assemblea hanno tracciato un quadro a tinte fosche della situazione. E se tutti hanno affermato la necessità di cambiamenti sostanziali per risolvere questioni diverse da comune a comune, in molti hanno invitato i ministri campania dimettersi: «Accettare questo decreto significa non avere contezza di quello che succede in Campania».