Inquinamento, agricoltura ai raggi X
MADDALONI. Via alle verifiche sugli effetti della ricaduta al suolo dei fumi inquinanti, immessi in atmosfera ininterrottamente (da due mesi) dalla Masseria Monti. La Regione sceglie la via della massima cautela e della prevenzione. Finiscono sotto controllo i suoli compresi nel raggio di azione delle fumarole alimentate dai fusti di rifiuti sepolti. Avviata un'indagine, preventiva e a tappeto, sull'utilizzo di foraggio per alimentazione animale coltivato sui terreni bersagliati dalle esalazioni di benzene e di idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) come toluene, etil-benzene e Xileni. Passata al setaccio la filiera alimentare delle aziende zootecniche maddalonesi e verificata la tracciabilità degli alimenti animali utilizzati. È stato scongiurato così l'impiego di foraggio interno al perimetro di ricaduta dei gas caustici emessi dai fusti sepolti nell'ex-area di cava della masseria Monti. Nel mirino ci sono anche le produzioni, contaminate in precedenza, sempre dalla ricaduta dei materiali combusti prodotti dall'ex-Ecorec. Sono bastati i dati analitici, trasmessi dall'Arpac per far emergere l'urgenza di sottoporre a controllo tutte le matrici ambientali. Aria, ma soprattutto suolo e acqua. Il rischio è la fuga sotterranea degli inquinanti, dopo la chiusura delle fumarole. E infatti, il servizio territoriale dell'Arpac e il Dipartimento di prevenzione dell'Asl distretto 13 hanno formalizzato l'urgenza scientifica, previa autorizzazione, di avviare una verifica del grado di contaminazione sui terreni agricoli, partendo dai pozzi irrigui adiacenti al sito contaminato, ubicato nel triangolo ex-statale 265, variante Anas Maddaloni-Capua, San Marco Evangelista. Ma controllare l'attività irrigua significa che il rischio potenziale va esteso, entro un raggio di un chilometro, anche ai raccolti agricoli. Immediate le polemiche. «Orami - commenta sarcastico Lino Martone, segretario provinciale di Altra Agricoltura - la zootecnia e l'agricoltura casertana, vittime di un'aggressione sistematica, servono solo da indicatori dello stato di inquinamento ambientale». È condivisibile l'azione di prevenzione. «Molto meno condivisibile - aggiunge Martone - è il disinteresse per i destini del comparto, l'inesistente difesa dell'ambiente e della sicurezza degli addetti». Solo la sintesi numerica rende la dimensione dei disastro ambientale. Secondo Altra Agricoltura, in Provincia di Caserta, «l'emergenza diossina (ormai archiviata), l'emergenza rifiuti e gli sversamenti clandestini hanno prodotto un danno stimato in 40 milioni di euro» per mancata produzione, perdita di mercato e perdita di suoli. Non è più la solita storia degli indennizzi. «Invece, si apre - conclude Martone - un gigantesco problema giuridico. I campi sono il nostro ambiente e il nostro strumento di lavoro. Possiamo parlare quindi di gravissima carenza, nel Casertano, di sicurezza sul lavoro in agricoltura. Tra Maddaloni e Marcianise poi la dismissione del comparto è incoraggiata: tutto a vantaggio della logistica che avrebbe dovuto essere il presunto volano dello sviluppo casertano e a scapito di centinaia di aziende agricole a conduzione familiare».