"Questo decreto farà aumentare la Tarsu"
Qualcuno ha minacciato di consegnare la fascia di sindaco, qualcun altro ha gridato che nemmeno morto passerà alle Province gli elenchi dei contribuenti. E poi c’è stato chi ha parlato di decreto folle e chi invece, invitando alla moderazione, ha proposto un lungo elenco di modifiche: dopo più di tre ore di accalorata discussione i sindaci campani convocati dall’Anci hanno concordato di andare avanti sulla strada del confronto con la struttura di Bertolaso. Confronto che riprenderà oggi con un nuovo incontro. Ma con un avvertimento: se il decreto 195, quello che stabilisce le nuove regole per il settore rifiuti, non cambiera radicalmente la battaglia si farà più dura. Erano duecentocinquanta i primi cittadini che ieri mattina affollavano la sala delle armi del Maschio Angiono, sono stati una trentina gli interventi, tutti appassionati, che hanno disegnato il malessere dei Comuni che temono si essere spogliati di soldi e poteri. «E di non poter fare quello che i nostri cittadini ci chiedono, cioè pulire le città», hanno detto in molti. A introdurre i lavori Rosa Russo Iervolino, padrone di casa. Non si aspettava tanta partecipazione il sindaco di Napoli: «è il segnale - spiega - che il tema è sentitissimo». Toni soft ma poi l’ex ministro dell’Interno si scioglie. «C’è il rischio concreto di un ulteriore aumento della Tarsu perché per le province è materialmente impossibile gestire la tassa». La Iervolino entra nel dettaglio. «Non c’è dubbio che se il decreto non cambia Asìa diventa una società della Provincia. Questo è ovvio. È una società che non solo abbiamo capitalizzato più delle altre ma alla quale abbiamo trasferito immobili di proprietà comunale di notevole importanza». L'Asìa ingoia 14 milioni al mese per lo smaltimento e gli stipendi alle maestranze ma è anche uno dei gioielli del portafoglio di Palazzo San Giacomo. «Il decreto - conclude la Iervolino - è incostituzionale perché in contrasto con l’autonomia impositiva dei Comuni. Noi col governo vogliamo collaborare non fare la guerra però il decreto va cambiato». Poi il presidente dell’Anci Campania Nino Daniele ha illustrato le posizioni dell’associazione e le richieste di modifica del decreto: a partire da un allungamento dei tempi per il decollo delle società provinciali e di una norma transitoria per Tarsu, tributi ed esazioni. E poi il problema dei debiti contratti con la struttura commissariale: l’Anci propone di compensarle con altre somme dovute ai comuni dallo stato, a partire dall’Ici. Poi la parola è passata ai primi cittadini dei comuni cosiddetti virtuosi, quelli che hanno fatto decollare la differenziata e che ora non vogliono finire nel calderone della gestione provinciale. «Io l’anagrafe tributaria non la mando, voglio essere arrestata», ha detto Filomena Laudato, primo cittadino di Arpaise. Petteruti (Caserta) ha parlato di decreto scellerato, Domenico Ciaramella (Aversa) del pdl ha raccontato «Sono nella black list dei Comuni da sciogliere, ma io, anche a costo di essere punito, dico che non è possibile gestire 102 comuni insieme come dovrebbe fare la società provinciale». Pepe (Benevento) ha ricordato: «La nostra protesta non ha niente a che vedere con gli schieramenti politici: di fatto siamo tutti commissariati». E Carmine Cocozza (Auletta) ha sbottato: «I membri del governo che provengono dalla Campania devono dimettersi». Nespoli (Afragola) in un contestatissimo intervento ha parlato di proposte di modifica al testo come unica via percorribile. Ultimo a prendere la parola il sindaco di Sorrento, Marco Fiorentino che ha sottolineato: «Noi abbiamo una raccolta differenziata che supera il sessanta per cento. La mia è una zona turistica, io mando a raccogliere la spazzatura anche tre volte al giorno, non posso rischiare inefficienze».