Sarno

La discarica con i rifiuti tossici sigilli alla cava

L'impianto era gestito dalla "Indemar srl" di Mercato San Severino
10 gennaio 2010 - Antonio Orza
Fonte: Il Mattino Salerno

SARNO. Una cava sotto sequestro trasformata in discarica abusiva. La scoperta è stata fatta dai carabinieri della stazione di Sarno, diretti dal maresciallo Antonio Caso, in collaborazione con quelli della compagnia di Nola. La cava in questione è quella sequestrata anni fa in località Muro d'Arce ad Antonio Iovino, noto imprenditore di San Gennaro Vesuviano ritenuto dagli inquirenti legato al clan Fabbrocino. Dentro la cava, che Iovino aveva fittato nel 2008 ad una società con sede a Mercato San Severino, la Indemar srl (della quale risulta dipendente), i militari dell'Arma hanno rinvenuto rifiuti speciali come frasato di asfalto, bitume, materiale plastico e ferroso, nonché metalli pesanti, quali tubi in piombo. La cava aveva però una doppia funzione: una estrattiva, l'altra di smaltimento illegale di rifiuti. Con l'accusa di gestione e traffico illecito di rifiuti speciali, è stato denunciato l'amministratore della Indemar, il 50enne Emilio Fattoruso, nativo di Angri ma residente ad Ottaviano. Iovino nel 2003 era stato autorizzato dalla Regione a realizzare nella cava lavori di messa in sicurezza che, come hanno potuto accertare i carabinieri, non sono stati mai eseguiti. Al momento dell'irruzione, i carabinieri hanno sorpreso alcuni automezzi che trasportavano terra destinata ad una ditta impegnata nel Nolano in lavori stradali. Le buche scavate per estrarre la terra venivano di fatto riempite con rifiuti speciali. L'intera area, che si estende su una superficie di 42mila metri quadrati, è stata posta sotto sequestro. I militari dell'Arma hanno sequestrato anche un escavatore marca «Case», modello CR 350, di proprietà della Indemar, e cinque camion di una ditta di Succivo, nel Casertano. Il tutto per un valore di 6 milioni di euro. La Campania - e Sarno in particolare - fa ancora oggi i conti con un'eredità terribile fatta di degrado ambientale e di forte penetrazione economica della criminalità organizzata. Da questa realtà si deve ripartire invertendo, finalmente, la rotta. É necessario, innanzitutto, avviare un piano straordinario di monitoraggio ambientale e sanitario nelle zone maggiormente interessate dagli smaltimenti illegali. Tra le province di Caserta, Napoli e Salerno, esistono decine e decine di discariche abusive, anche di rilevanti dimensioni, senza che sia stato predisposto alcun intervento tecnico-analitico per valutare con esattezza l'inquinamento ambientale prodotto e, quindi, i necessari interventi di bonifica. Si tratta di discariche dove è stato smaltito di tutto, in particolar modo rifiuti tossico-nocivi.

Così si trasportavano i materiali inquinanti

Il cerchio del traffico illecito si chiudeva facilmente. L´imprenditore consegnava i rifiuti speciali dei suoi cantieri alla ditta di trasporti e pagava in nero, risparmiando sui costi dello smaltimento. Il trasportatore scaricava quindi nella discarica abusiva consegnando parte dei guadagni al proprietario della cava. I rifiuti venivano poi mischiati alla terra. A spese della salute dei cittadini, visto che a poche decine di metri c'è l'acquedotto campano di Foce. Un mega affare che faceva comodo agli imprenditori (ancora sconosciuti, ma che verranno controllati uno per uno), ai proprietari della cava e alla ditta di trasporti di rifiuti. Dietro il traffico illecito, l'ombra della camorra. Vittima senza colpe, ancora una volta, il territorio. an.or.

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