Il Wwf accusa: mare marrone in Costiera, non è solo fango

Il sospetto degli ambientalisti: c'è chi approfitta della pioggia per sversare acque a rischio
10 gennaio 2010 - Antonino Siniscalchi
Fonte: Il Mattino

Sorrento. «Bisogna accertare le circostanze che hanno riproposto un fenomeno inquietante. Non sono state le cascate d’acqua piovana, che si sono riversate sul litorale, a far cambiare colore, in alcuni tratti, al mare di Sorrento e Sant’Agnello». Il presidente della sezione penisola sorrentina del Wwf, Claudio d’Esposito, conferma i dubbi e le perplessità sulle cause che hanno intaccato venerdì l’habitat naturale di Marina Grande, Marina Piccola e del golfo del Pecoriello. «È una storia che si ripete – aggiunge Claudio d’Esposito -. La concentrazione di sostanze, di cui al momento si ignora l’origine e la composizione, si ripropone sempre negli stessi punti e provoca, inevitabilmente, una alterazione morfologica delle acque dell’ecosistema marino e danneggia in maniera evidente l’immagine della zona sotto il profilo paesaggistico e ambientale. L’inverno non deve distrarre l’attenzione sull’argomento mare, soprattutto quando l’acqua diventa marrone». Questo periodo dell’anno, caratterizza da frequenti piogge che alimentano i corsi d’acqua che sboccano a mare, infatti, secondo gli ambientalisti, non deve rappresentare un alibi per abbassare la guardia su possibili cause di inquinamento. Nella segnalazione inviata alla procura della Repubblica di Torre Annunziata e alle forze dell’ordine, il Wwf ha chiesto di accertare la qualità e l’origine degli scarichi segnalati per poter valutare l’entità del danno alla flora e alla fauna, l’attuazione delle procedure di bonifica del sito e di messa in sicurezza dell’area marina e terrestre, ma soprattutto, «la verifica dell’ottemperanza alla legge 152/06, in relazione alla separazione delle acque bianche dalle acque nere e all’obbligo di predisposizione di vasche di prima pioggia o di decantazione per impedire il travaso e lo sbocco a mare di eventuali liquami fognari inquinanti», l’individuazione di eventuali responsabilità anche di carattere omissivo da parte delle pubbliche amministrazioni e degli enti gestori. Insomma, gli ambientalisti puntano a mantenere alta l’attenzione sullo stato del mare della costiera per evitare di ritrovarsi in prossimità della stagione balneare con gli stessi interrogativi sulla qualità dell’acqua in presenza di sostanze indefinite in prossimità del litorale da Vico Equense alla baia di Recommone, dal golfo di Napoli a quello di Salerno. Un obiettivo finalizzato a difendere anche la bandiera blu che negli ultimi due anni ha premiato le acque di Massa Lubrense, l’unico comune della provincia di Napoli autorizzato a esporre l’ambito riconoscimento assegnato dal Fee–Foundation for Enviromental Education. Il balletto di analisi e possibili ipotesi dell’estate scorsa, quindi, non può riproporsi in vista della stagione turistica 2010. Le prime apprensioni del 2009 si manifestarono già durante i ponti del 25 aprile e del primo maggio, con una patina schiumosa, che appariva e si dissolveva sulla superficie del mare, probabilmente, dovuta al gioco delle correnti marine. Nel «mare delle polemiche» che hanno imperversato per tutta l’estate 2009 non è stato mai accertato da quali fonti provenisse questo fenomeno. Le amministrazioni comunali, i vertici della Riserva Marina protetta di Punta Campanella e gli enti gestori del ciclo della acque, supportati dalle analisi dell’Arpac, si affrettarono a ribadire che c’era alcun pericolo d’inquinamento, ma l’attività di lidi e stabilimenti balneari ne risentì in maniera evidente con conseguenti ripercussioni sotto il profilo economico. Ecco perché anche il mare che diventa marrone preoccupa gli ambientalisti. E non solo.

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