Cosentino, al telefono assunzioni e favori
Quelle telefonate non raccontano fatti privati, non affrontano questioni personali. Ma vanno calate in un contesto, riportate in uno scenario storico, in uno spaccato politico e affaristico. Quelle telefonate - ne sono 46 (24 con Valente, 22 equamente divise per i due Orsi) - non sono prive di rilevanza, ma possibili «conferme dirette» nel corso del procedimento a carico del sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino. È la convinzione che ha spinto il gip Raffaele Piccirillo a chiedere alla Camera il via libera per la loro utilizzazione. S’indaga per concorso esterno in associazione camorristica.
E da lunedì la richiesta del giudice sarà sulla scrivania di Pierluigi Castagnetti, presidente della Giunta per le autorizzazioni a procedere. Tocca a lui fissare una data (probabile il 20 gennaio) per rispondere all’istanza napoletana, due mesi dopo il no della Camera all’arresto del coordinatore Pdl in Campania. La superprotezione politica È il leit motiv del ragionamento del giudice, il fulcro del cosiddetto «paradigma Cosentino» nelle indagini dei pm anticamorra Alessandro Milita e Giuseppe Narducci. Al di là del narrato dei pentiti - tra cui l’imprenditore di riferimento dei casalesi Gaetano Vassallo - ci sono telefonate considerate dal gip come «conferme dirette» degli interessi di Cosentino nell’intreccio di interessi clientelari ed economici negli anni dell’emergenza rifiuti.
Spiega oggi il gip: «Le comunicazioni attestano contatti e frequentazioni tra l’onorevole Cosentino e soggetti dei quali è stato accertato il contributo rilevante e consapevole prestato al clan dei casalesi e a sodalizi vicini». Esplicito il riferimento a Giuseppe Valente, ex presidente del Consorzio Ce4, condannato in primo grado a cinque anni e quattro mesi, e ai fratelli Sergio e Michele Orsi (quest’ultimo ucciso nel 2008), ex imprenditori della società mista Eco4, bollata come «società mafiosa». Il comune da sciogliere Parlando con Valente, secondo il gip Piccirillo emergerebbe il «coinvolgimento dell’onorevole Cosentino in un’attività diretta a proteggere il sindaco di Mondragone Ugo Conte e la sua amministrazione da quello che Valente qualifica come un ”omicidio politico”, riferendosi al possibile scioglimento dell’amministrazione per infiltrazioni mafiose». Altro tema battuto dal gip rimanda invece alle conversazioni sul «conferimento degli incarichi all’interno delle compagini consortili interessate dall’indagine».
Poi il gip apre un inciso sul «ruolo decisionale del parlamentare»: «Si parla di un ingegnere da coinvolgere in una commissione consortile, della moglie di tale ”omissis”, esperta in materie ambientali; ma anche del peso del parlamentare nella composizione del consiglio di amministrazione della Eco4, il suo intervento per la composizione di un contenzioso tra il Consorzio Ce4 e la Ecocampania dei fratelli Ferraro». Difeso dai penalisti Agostino De Caro e Stefano Montone, Cosentino ha sempre respinto l’accusa di aver favorito imprese in odore di camorra, smentendo il teorema «voti contro favori»: assunzioni, segnalazioni e incontri con imprenditori locali sarebbero pertanto rientrati in una ordinaria condotta politica, finalizzata a difendere gli interessi puliti del proprio territorio.
La discarica di Santa Maria La Fossa È un capitolo centrale, un altro aspetto dell’inchiesta che sembra trovare appigli nelle conversazioni spedite a Roma. Al telefono ancora Cosentino e Valente - è il 5 luglio del 2002, emergenza rifiuti in corso -, quando il gip «riscontra dalla telefonata l’intervento di Cosentino per un ampliamento dell’area del comune di Santa Maria La Fossa, da espropriare per la realizzazione di una discarica e di una serie di impianti autorizzati dal subcommissario Facchi. Un intervento finalizzato a favorire l’imprenditore casalese omissis». Ma ci sono anche riferimenti indiretti: «Traccia di questo intervento anche nelle conversazioni tra Valente e omissis e con l’ex commissario Claudio De Biasio».
L’autorizzazione illecita Una vera e propria «direzione politica» sulle strategie di Eco4 e del superconsorzio «Impregeco» viene attribuita al parlamentare anche in relazione all’autorizzazione illecita per l’apertura della discarica di Lo Uttaro. Un affare che, stando alla ricostruzione degli inquirenti, non va in porto grazie all’intervento diretto del ministro all’Ambiente Altero Matteoli. È su questo argomento che si registrano colloqui tra Valente, Sergio Orsi, il subcommissario Facchi, il progettista Orrico e l’ex subcommissario Massimo Paolucci (gli ultimi due estranei all’inchiesta), che evidenziano «la superprotezione politica garantita da Cosentino al progetto». Un gioco di rimandi che fa emergere l’interesse da parte del coordinatore campano del Pdl a «provincializzare» il ciclo di raccolta dei rifiuti, spostandone la gestione dal commissariato di governo.
È in questo scenario che si colloca la nascita del superconsorzio Impregeco - realtà bipartisan - che nei piani individuati dalla Procura avrebbe dovuto assegnare un ruolo preminente proprio al parlamentare indagato. Appuntamenti in stazioni di servizio Undici telefonate con ognuno dei due fratelli Orsi. Spesso però il parlamentare preferisce «adottare alcune cautele nelle sue interlocuzioni con gli Orsi, quando ad esempio fissa appuntamenti presso stazioni di servizio». Telefonate che potranno servire all’accusa ma anche alla difesa di Cosentino, come scrive lo stesso gip: «Il parlamentare e i suoi difensori potranno trarre, una volta rese utilizzabili le intercettazioni, argomenti difensivi altrimenti preclusi».