Masseria Monti, i comitati chiamano la Procura
Maddaloni. Anche la burocrazia è pericolosa. Quella formalmente ineccepibile, ma lentissima, che sta cercando senza successo, da due mesi, di mettere sotto controllo il disastro ambientale che si sta consumando nel triangolo tra l’ex statale 265, la variante Anas Maddaloni-Capua e San Marco Evangelista. Non è stata ancora fermata l’immissione in atmosfera di «solventi aromatici». «Dei quali - certifica l’Arpac - il benzene è il più tossico», associato a toluene, etil-benzene e xileni. Non si è ancora riusciti a realizzare, sempre secondo l’Arpac, l’«inderogabile messa in sicurezza del sito (cava Masseria Monti) che contiene anche scorie di fusione e molte altre tipologie di rifiuti speciali sepolti». Il rischio documentato è la fuga di inquinanti nelle falde acquifere e la contaminazione dei suoli. Scavalcati il Comune di Maddaloni e il Dipartimento di prevenzione, distretto 13 dell’Asl, i gestori degli opifici, ipermercati, cash&carry, autosaloni, aree di servizio, megastore, e negozi, distribuiti tra Caserta Sud e Maddaloni, in rappresentanza di circa mille lavoratori, incontreranno i responsabili dell’assessorato regionale all’ambiente. Una delegazione inoltre si recherà presso la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Tutti parlano con una sola voce: attraverso il «Comitato per la vivibilità». «Dai massimi vertici istituzionali - spiega il presidente Antonio Cuomo - vogliamo le necessarie rassicurazioni sulla soluzione certa del problema».