Caos nei consorzi di bacino, c’è l’incognita dei fondi
Consorzio unico di bacino nel caos: oggi si terrà nella sede di Teverola l’incontro tra i dirigenti e i rappresentanti di tutte le organizzazioni sindacali. I problemi da affontare sono tanti, primo tra tutti quello del pagamento degli stipendi. Incerta soprattutto la situazione dei lavoratori del consorzio Napoli 1 che hanno lavorato con una serie di contratti a termine, l’ultimo è scaduto il 31 dicembre e non ci sono ancora per il momento nuove disposizioni. «La situazione è seria - spiega il prefetto Francesco Forleo, responsabile dell’articolazione Napoli 1 - aspettiamo il trasferimento dei cinque milioni di euro previsti dal decreto, poi bisognerà passare la mano alle Province». I soldi basteranno a pagare gli stipendi di gennaio e febbraio, intanto dovrebbero decollare le società provinciali che dovrebbero prendere in carico i dipendenti. L’ordinanza del presidente del consiglio dei ministri che dovrebbe arrivare oggi investirà ufficialmente le due strutture stralcio: quella economico finanziaria dovrebbe poi provvedere a trasferire le risorse al consorzione che potrebbe così pagare i dipendenti. Ma prima del passaggio alle province bisognerà stabilire gli organici. Impresa certo non facile. I dipendenti del cosiddetto consorzione sono attualmente 1263 a Caserta e 857 a Napoli. A questi bisogna aggiungere i 31 del Napoli 1 che non hanno firmato l’ultimo contratto a termine. Secondo lo studio commissionato al consorzio Priula di Treviso dall’allora gestore unico, Alberto Stancanelli, , gli esuberi sarebbero 551 tra Napoli e Caserta. Ma ora il direttore del consorzione, Antonio Scialdone, non esclude di poterli ridurre: «La nuova organizzazione su base provinciale - dice - potrebbe permetterci di utilizzare i lavoratori in una nuova serie di servizi ed attività, a cominciare dalle attività relative al trasferimento della Tarsu alle Province». E il prefetto Forleo sottolinea: «I dipendenti dei consorzi di bacino furono assunti per provvedere alle discariche e alla differenziata, ma ora sarebbe possibile utilizzarli anche per la chiusura e la messa in sicurezza dei siti». Secondo il decreto per gli esuberi dovrebbero scattare le liste di mobilità. Ma si continua a cercare la quadratura del cerchio. Una quadratura che rischia, però, di costare cara ai cittadini campani: il decreto, infatti, prevede che tutti i costi del ciclo dei rifiuti devono essere fronteggiati con i soldi ricavati dalle tasse sulla spazzatura.