Un sopralluogo del ministero nel 2008 definì l’area «inidonea»

Comitati civici e ambientalisti braccio di ferro aulla centrale in attesa del decommissioning
6 gennaio 2010 - lor.ca.
Fonte: Il Mattino Caserta

Ci aveva già provato, nell’estate del 2008, Goletta Verde di Legambiente diffondendo un dossier sui guasti di una centrale, quella del Garigliano, che oggi viene definita anche dagli addetti ai lavori «di archeologia industriale». Il sito venne costruito dal 1959 al 1963 dalla Senn, Società elettronucleare nazionale, ed entrò in funzione nel ’64 per poi cessare l’attività nel 1982 (dopo uno stop per manutenzione nel ’78). Nel 1987 un referendum nazionale, anche sotto la spinta di organizzazioni ambientaliste, portò la maggioranza dei votanti a pronunciarsi per il no al nucleare. «Numerosi gli incidenti nell’impianto - denuncia Legambiente - il più clamoroso nel dicembre 1976 – con analoghe repliche nel ’79 e nell’80 - quando l’acqua del fiume penetrò nel deposito di stoccaggio delle scorie radioattive della centrale e, ritirandosi, si portò via oltre un milione di litri di acqua contaminata provenienti dal sistema di purificazione del reattore e li risversò nel letto del fiume, quindi nella campagna circostante e in mare. Sono comprovati sversamenti in mare di Cesio-137 e Cobalto-60. Secondo l’Istat, poi, nella piana del Garigliano il tasso di mortalità per leucemia e cancro è sei volte più alto rispetto a quello del Lazio». Scenario da apocalisse. Un sopralluogo tecnico del ministero (indagine 2008) ha dichiarato inidoneo il sito del Garigliano escludendo quindi la possibilità che la zona potesse essere utilizzata per un nuovo insediamento; e poi, assicura la Sogin (la società che gestisce gli impianti nucleari in dismissione in Italia, divenuta nel ’99 proprietaria del sito), l’attività di decommissioning va avanti. Anzi, nei piani dell’azienda c’è proprio la necessità di imprimere una forte accelerazione alle operazioni di smaltimento delle scorie e messa in sicurezza del sito e concludere i lavori, come da cronoprogramma, entro il 2019. Basti pensare che al 31 dicembre 2007 era stato completato per la centrale del Garigliano appena il 7 per cento dell’iter; percorso che Sogin intende portare ad almeno il 36 per cento entro il 2011. Le ultime polemiche sono sorte attorno alla costruzione di un capannone per lo stoccaggio temporaneo e la messa in sicurezza del materiale radioattivo. L’ordinanza di avvio dei lavori - firmata dal ganerale Carlo Jean, dal marzo del 2003 nominato commissario delegato per la messa in sicurezza dei materiali nucleari, dal novembre del 2002 alla guida della stessa Sogin, poi sostituito - incontrò dapprima l’opposizione di sindaci e amministratori locali, poi è prevalsa la linea del dialogo e del confronto. «Era obiettivamente difficile avere contatti con il generale - ricorda Luciano Di Meo, attuale sindaco di Sessa Aurunca - poi è prevalsa la scelta del dialogo e della trasparenza». A Sessa è persino stato installato un info-point telematico con tutte le informazioni sul sito.

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