«Sul Nucleare i Comuni non cederanno»
Il documento dell’Anci regionale sarà pronto stasera. Poi lunedì prossimo, durante l’assise al Maschio Angioino, i primi cittadini lo voteranno: è il primo passo ufficiale per chiedere una modifica del decreto che chiude l’emergenza rifiuti. In particolare, bisogna sciogliere il nodo della Tarsu affidata alle Province e non più ai Comuni che devono, anzi, entro trenta giorni, fornire alle amministrazioni provinciali gli elenchi dei contribuenti perché non ne cureranno più la riscossione e la gestione. Uno scenario inaspettato che lascerebbe i comuni senza soldi in bilancio per la differenziata. Senza contare il caso palazzo San Giacomo: insomma, il Comune di Napoli non avrebbe i 170 milioni di euro necessari per onorare il contratto con l’Asìa. Ieri mattina ne hanno discusso i sindaci dei cinque comuni capoluogo della Campania presso la sede dell’Anci regionale, presieduta da Nino Daniele. E che non sia uno scontro meramente politico lo si intuisce dal gruppo di lavoro che elaborerà il documento (sarà snello, spiegano, non più di 4 punti): oltre a Daniele, al sindaco di Benevento Pepe, all’assessore salernitano Picarone e al delegato di palazzo San Giacomo, Mola, c’è anche Enzo Nespoli, sindaco di Afragola e senatore Pdl. Si dovrà approvare in assemblea lunedì mentre l’Anci (a livello regionale e nazionale) chiederà ufficialmente di essere audita nelle commissioni di Camera e Senato a cui è stato assegnato il decreto. Intanto non si placano le polemiche. «Un decreto ingiusto e inefficace che - attacca il gruppo Pd alla Provincia di Napoli - centralizza i poteri della gestione del ciclo integrato dei rifiuti e potrebbe creare situazioni di criticità occupazionale e voragini finanziarie nei bilanci degli enti». Critica anche la Cgil: «Il rischio è che si determini l’aumento incontrollato delle tasse locali nonché la riduzione di tutti i servizi». Insomma, i sindaci dei comuni capoluogo della Campania che si sono incontrati ieri mattina a Napoli per discutere del decreto legge che ha sottratto ai Comuni la riscossione e la gestione della Tarsu, non ci stanno e passano al contrattacco. La posizione dei primi cittadini, sia di centrodestra che di centrosinistra, come ha osservato il sindaco di Caserta Nicodemo Petteruti, «è stata di opporsi a questa decisione»; si sono detti pronti a predisporre dei ricorsi contro la decisione del governo, se il testo non verrà modificato nella sua conversione in legge, oppure se non verrà cassato definitivamente. «Il ruolo dei Comuni - ha spiegato Petteruti - viene messo in discussione ma a questo si aggiunge anche il fatto che per esempio Caserta, con tanti sforzi, ha risolto il problema dell’emergenza rifiuti e improvvisamente la responsabilità della raccolta dei rifiuti passa alla Provincia. Qui, quella che viene messa in discussione - ha aggiunto il sindaco di Caserta - è la convenienza dei cittadini ed è per questo motivo che la norma va cambiata in sede di conversione in legge del dectreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale la scorsa settimana. Su questo punto siamo stati tutti d’accordo, perché dobbiamo tutelare i cittadini. Voglio ribadire - aggiunge Petteruti - che bisogna fare attenzione a interpretazioni surrettizie di una Regione che non vuole la normalità. Qui piuttosto il problema è di avere un serio approccio al problema nel rispetto di un’autonomia decisionale». Dopo la riunione di ieri i sindaci campani torneranno a incontrarsi l’11 gennaio prossimo, in un altro vertice, per stabilire un’unica linea di condotta da seguire contro il passaggio della Tarsu alle Province e per elaborare un documento congiunto nel quale saranno illustrate la posizione dei sindaci e le difficoltà che i Comuni si troveranno ad affrontare nel caso in cui l’articolo 11 del decreto legge dovesse rimanere in piedi così come è stato elaborato dal governo. Dunque, la battaglia - si può dire - è appena all’inizio.