Sessa Aurunca pronta alle barricate: «Ci spetta la bonifica»

I timori dei Verdi: la struttura costruita sulle rive del fiume potrebbe essere riattivata
5 gennaio 2010 - Alessandra Cappabianca
Fonte: Il Mattino

SESSA AURUNCA. Costruita nel 1964 dalla Senn, fa parte della prima generazione degli impianti nucleari: è la centrale del Garigliano che, a trent’anni dalla sua chiusura, costituisce ancora un incubo per chi vive nelle zone limitrofe. Soprattutto da quando il governo ha deciso il ritorno al nucleare. Che siano contrari o favorevoli all’energia nucleare, la centrale del Garigliano, però, mette d’accordo tutti. Maggioranza e opposizione del comune di Sessa Aurunca dicono no alla sua riapertura in un territorio che «a questo punto deve essere bonificato». Intanto, la norma che il Consiglio regionale ha approvato con la finanziaria e che vieta di installare in Campania impianti di produzione di energia elettrica nucleare senza un’apposita intesa tra Stato e Regione, scatena reazioni diverse. Se Gennaro Oliviero, tra i venticinque consiglieri che hanno espresso voto favorevole, lo definisce un «atto di importanza fondamentale a tutela di un territorio già gravemente martoriato», Massimo Grimaldi, capogruppo regionale Nuovo Psi, ritiene che si tratti soltanto di una «una foglia di fico, incostituzionale e inefficace». «Il governo regionale - dice Grimaldi- non ha nessuna competenza in materia. Il nostro territorio va tutelato con i fatti e non con provvedimenti sterili utili semplicemente a gettare fumo negli occhi dei cittadini». Attualmente, il governo ha indicato soltanto i criteri con i quali saranno individuati i siti ma i Verdi insistono che il riavvio della centrale del Garigliano è cosa già decisa. Eppure, il sindaco Luciano Di Meo appare fiducioso: «La norma approvata in finanziaria è perfettamente in linea con il nostro pensiero - spiega Luciano Di Meo - Sessa Aurunca non merita una nuova centrale nucleare, il nostro non è un territorio idoneo. Trovandosi tra gli argini del fiume Garigliano è a rischio alluvioni oltre che sismico. Noi abbiamo già dato e i nostri sacrifici non ci vengono nemmeno riconosciuti». Il sindaco si riferisce ai fondi di ristoro. Le ultime manovre finanziarie hanno fatto registrare decurtazioni considerevoli nei trasferimenti statali ai comuni con servitù nucleare. Per il 2009, a Sessa sono arrivati poco più di 900mila euro. Quasi in sintonia, il coordinatore comunale del Pdl, Giuseppe Zannini, che, pur dicendosi favorevole al ritorno del nucleare in Italia, definisce «anacronistica» l’ipotesi di riattivare la centrale. «Il nostro territorio - dice - si è già immolato per il bene del Paese. Sono certo che il Governo terrà nella giusta considerazione ciò. Sessa ha bisogno di un’attenzione particolare per avviare un processo serio di sviluppo sostenibile». Intanto, i lavori di smantellamento, la cui conclusione è prevista per il 2019, non sembrano aver subito battute d’arresto. Attualmente, la Sogin sta provvedendo alla rimozione dell’amianto del reattore, mentre è stata avviata la gara per demolire il vecchio camino centrale. Inoltre, a fine dicembre il ministero per l’Ambiente ha emesso il decreto di compatibilità ambientale: si tratta del primo step verso lo smantellamento e il trasferimento delle tonnellate di scorie tuttora custodite qui nei depositi temporanei che dovranno essere individuati con apposita procedura dal governo centrale.

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