Irpef e Rc auto per pagare i debiti dei rifiuti
Il Comune impiegherà una decina di anni per ammortizzare i debiti contratti nella fase dell’emergenza rifiuti per lo smaltimento e a pagare saranno tutti i napoletani perché lo Stato effettuerà il prelievo alla fonte: ovvero sborserà meno soldi per Napoli, taglierà parte del gettito Irpef quella relativa alla compartecipazione e taglierà anche il gettito che deriva a Palazzo San Giacomo dal pagamento della Rc auto di tutti i napoletani. L’articolo 12 del decreto 195 che ha sancito la fine dell’emergenza è chiarissimo: «Le somme dovute dai comuni alla struttura del Sottosegretario di Stato di cui all’articolo 1 del decreto legge 90 del 2008 in relazione al ciclo di gestione dei rifiuti - si legge - sono recuperate mediante riduzione dei trasferimenti erariali, nonché in sede di erogazione di quanto dovuto per la compartecipazione al gettito Irpef e per la devoluzione del gettito d’imposta Rc auto». Ma quanto deve il Comune? Più o meno 130 milioni di euro. I consorzi di bacino delle province di Napoli e Caserta altri 200. Enti locali e i consorzi hanno accumulato da giugno 2008, data di insediamento del sottosegretariato all’emergenza rifiuti a Palazzo Salerno, al 30 dicembre la bellezza di 330 milioni di euro di debiti. Se si considerano i 14 anni anni di emergenza il debito ammonta a circa 1,5 miliardi. Palazzo San Giacomo deve dunque ben 130 milioni di euro. I soldi dovuti al commissariato sono per lo smaltimento dei rifiuti. Per quello che riguarda i consorzi le cose stanno così: devono 198 milioni e 775mila euro. Di cui 145milioni sono certi mentre per carenze di documentazione sono 53 i milioni in via di accertamento. La carenza di documentazione significa che i due bacini ancora non hanno fornito la documentazione richiesta. Un fronte sul qule bisogna accelerare perché nel decreto è puntualizzato che entro fine mese le cifre devono essere chiarite. Cifre impressionanti. Si lavora sui conti. Un’altra voce a preoccupare è quella della forza lavoro. Secondo calcoli tarati su altre realtà simili alla Campania, bastano tra gli 8mila e 10mila addetti a tenere in piedi il comparto rifiuti. Nella nostra regione nel comparto ambiente ci sono ben 20mila operatori. La metà degli addetti è in esubero e il decreto prevede per loro il licenziamento. 10mila posti in eccesso frutto di una politica che ha utilizzato l’emergenza spesso e volentieri come camera di compensazione per placare la fame di lavoro. Oggi i lavoratori dei consorzi scenderanno in strada per protestare contro il decreto che «prevede licenziamenti ed esuberi e ammortizzatori sociali solo per due anni». Si annuncia una giornata difficile con la città in stato d’assedio. I lavoratori hanno scritto anche al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che - coincidenza - è in città per una visita privata. Caldo il fronte dei rifiuti con l’Asìa che ha effettuato un superlavoro in questo periodo di feste ma ancora non basta soprattutto per l’incuria dei napoletani. L’azienda non esita a censurare questi comportamenti e attacca: «I rifiuti per le strade ci sono, ma sono quelli abbandonati illegalmente, perché il servizio di raccolta dell’Asia ha funzionato». A farlo sapere è la stessa azienda che sottolinea l’assenza di «qualsiasi disservizio». In Asìa sostengono che il piano speciale messo in piedi l’8 dicembre e che terminerà l’8 di questo mese ha funzionato. Al pounto che si sta immaginando di organizzare diversamente il personale pe rgarantire più ore di spazzamento. Tallone d’Achille di Asìa e della città da anni.