L’allarme lanciato da Bertolaso «A Napoli pagano in pochi»

Alla base della decisione il numero sempre più alto di evasori da stanare
3 gennaio 2010
Fonte: Il Mattino

Luglio 2009. Il sottosegretario Guido Bertolaso a palazzo San Macuto parla in commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti: «È stato citato il caso dell’Asìa, società che sembrerebbe poter sopravvivere solo fino a fine anno, non avendo poi più soldi per gli stipendi, giacché il comune di Napoli non la retribuisce perché a Napoli pochi pagano la Tarsu». È questo il nodo su cui ha insistito più volte, in questi mesi, il sottosegretario per denunciare come molti comuni campani, partire da quelli napoletani e dal capoluogo, erano incapaci di riscuotere la Tarsu sui rifiuti. Un meccanismo perverso che aveva costretto la struttura di palazzo Salerno a dover anticipare i costi di smaltimento senza riuscire mai a riscuoterli dalle diverse amministrazioni. «Oggi, abbiamo infatti una situazione creditoria nei confronti dei comuni di 150 milioni di euro, ma non possiamo prendere questi soldi. Secondo i nostri calcoli - spiegava sempre Bertolaso in audizione - quest’anno di questi 150 milioni di euro otterremo 9.600.000 euro, cifra che possiamo riscuotere dai comuni senza mandarli in dissesto». Eppure la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, prevista dal lontano 1993, è di scopo: serve cioè a pagare esclusivamente i costi del ciclo integrato dell’immondizia. Soldi che in questi anni d’emergenza sono stati girati solo in parte alla struttura commissariale, costretta ad anticipare e sperando sempre in un’azione decisa dei comuni contro gli evasori. Ad ottobre l’ex assessore al Bilancio Riccardo Realfonzo parla di almeno 50mila evasori totali in città e lancia una task force di 25 esperti per stanarli. Ma altrove, in altri comuni del Napoletano, la situazione è anche peggiore: migliaia di evasori totali capaci di sfuggire alle maglie dei controlli. Da qui, da questo quadro nasce la decisione di demandare alle Province e alle società create ad hoc la riscossione della tassa. Per finanziare direttamente chi si occuperà dei servizi dell’immondizia e per cercare di arginare e arrestare la maxi evasione. Una tegola per i sindaci già sul piede di guerra che, a meno di cambi di marcia nella conversione del decreto in legge, dovrebbero fare a meno della principale entrata. Pronti ai ricorsi per una decisione che giudicano incostituzionale e che mette a rischio bilanci e rispetto dei patti di stabilità.

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