Riscossione flop, i comuni perdono la Tarsu

Linea dura sull’evasione, la tassa passa alle Province. Sindaci in rivolta: è anticostituzionale

3 gennaio 2010 - Adolfo Pappalardo
Fonte: Il Mattino

La sorpresa si materializza in 5 commi di un articolo (l’11) del decreto legge che chiude l’emergenza in Campania: la Tarsu, la tassa di scopo sui rifiuti, verrà riscossa e, soprattutto, gestita non più dai Comuni ma dalle Province a cui tocca la gestione dell’immondizia. Sorpresa. Rabbia dei primi cittadini che annunciano ricorsi se il testo non verrà modificato nella sua conversione in legge: «Senza quest’entrata in bilancio, se non vengono modificati i parametri sforeremo tutti i patti di stabilità. Si tratta di una norma anticostituzionale», dicono allarmati mentre studiano come fare pressing sul governo per le modifiche o, in alternativa, si materializzeranno i ricorsi. Da una parte i primi cittadini, dall’altra i presidenti che avranno ora poteri enormi. Compreso quello di nominare, così prevede sempre il decreto, un commissario liquidatore per riscuotere i debiti contratti in questi anni dai comuni nei confronti della struttura commissariale per lo smaltimento dell’immondizia. Cifre da capogiro: solo Napoli deve 130 milioni. Il nodo è all’ordine del giorno per martedì mattina nella sede regionale dell’Anci: i primi cittadini dei comuni capoluogo s’incontreranno per decidere le contromosse. Poi, sei giorni dopo, assise al Maschio Angioino per preparare un documento comune da parte dei sindaci. Di destra e sinistra. Anche perché il tempo a disposizione non è molto: entro 30 giorni i vari municipi devono fornire le banche dati aggiornate alle società provinciali appena varate altrimenti «il prefetto provvede alla nomina di un apposito commissario ad acta», recita sempre il decreto. È il pugno duro, l’ultimo della fase commissariale, deciso dal sottosegretario Guido Bertolaso che aveva sempre stigmatizzato l’alta percentuale di evasione della tassa sui rifiuti, nel Napoletano in particolare. E tra i dettagli del nuovo piano, tra i costi del termovalorizzatore e l’uso dei militari, spuntano le nuove norme. Allarmati i sindaci che dovranno, nel frattempo, trovare fondi per servizi come lo spazzamento strade non legati al ciclo integrato dei rifiuti. «I costi dell’intero ciclo di gestione dei rifiuti trovano integrale copertura nell’imposizione dei relativi oneri a carico dell’utenza. Per fronteggiare i relativi oneri finanziari - recita il comma 3 dell’articolo 11 - le società provinciali agiscono sul territorio anche quali soggetti esattori della tassa per i rifiuti solidi urbani (Tarsu) e della tariffa integrata ambientale (Tia)». Solo in Campania, caso unico in Italia dal 1993 ad oggi quando fu istituita la tassa comunale, si cambia registro. E le Province potranno accedere alle anagrafi della popolazione (contratti di energia elettrica, gas e acqua) per scovare i furbi. Ma non è l’unica tegola che si abbatte sui comuni nell’ambito della Tarsu, mai girata (o girata in parte) al commissariato che in questi anni si era fatto carico dei costi della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. In totale debiti per oltre 400 milioni di euro impossibili da riscuotere altrimenti per molti comuni campani sarebbe stato il dissesto. Ma ora per la sollecita riscossione sono chiamati sempre i presidenti delle Province che «nominano entro 15 giorni un soggetto liquidatore per l’accertamento delle situazioni creditorie e debitorie pregresse per la successiva definizione di un apposito piano di liquidazione». Somme, quelle dovute dai comuni alla struttura del sottosegretario, che saranno comunque recuperate «mediante riduzione dei trasferimenti erariali, nonché in sede di erogazione di quanto dovuto per la compartecipazione al gettito Irpef, e per la devoluzione del gettito d’imposta Rc auto».

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