In piazza i lavoratori dei consorzi
Si asterranno dal lavoro da martedì prossimo con un’assemblea e un presidio a piazza del Plebiscito, davanti la Prefettura. Tornano in piazza i lavoratori degli ex consorzi di bacino. Perché conti alla mano, con l’ultimo decreto legge, rischiano di rimanere a casa almeno duemila lavoratori tra Napoli e Caserta. Il doppio su tutta la regione. Un’altra emergenza lavoro. L’ennesima. «La Provincia di Napoli deve convocarci per elaborare un piano e utilizzare tutti i lavoratori», scrivono i coordinatori dei sei sindacati autonomi coordinati da Enzo Guidotti che attaccano in particolare i due criteri di precedenza adottati nel decreto legge firmato il penultimo giorno dell’anno. Ovvero precedenza per l’assunzione nelle società provinciali per i lavoratori degli impianti ex cdr e per quelli dei consorzi assunti in pianta stabile prima del 31 dicembre 2001. «Si ledono i diritti dei lavoratori», accusano le organizzazioni sindacali che chiedono la modifica del decreto. «Il consorzio di Napoli e Caserta provvede alla copertura dei posti previsti dalla dotazione organica dando priorità al personale già risultante in servizio alla data del 31 dicembre 2001 negli ambiti territoriali provinciali di competenza», recita l’articolo 13. Stesso discorso anche per gli ex consorzi di bacino delle altre tre province. In pratica verrebbero tagliati subito fuori i lavoratori i cui posti in organico erano stati messi in dubbio da una sentenza del Consiglio di Stato pubblicata nel luglio scorso che annullò, perché illegittime, due ordinanze del 2001 del commissariato per l’emergenza rifiuti che avevano trasformato i contratti di lavoro da determinato ad indeterminato. Circa 2mila lavoratori assunti per fare quella raccolta differenziata che non decollò mai. E almeno metà di loro verrebbero tagliati fuori. Senza contare la precedenza che le varie società provinciali devono dare agli operai assunti in questi anni negli ex cdr che guadagnano un diritto di prelazione. «I dipendenti di queste società private vengono affidati direttamente alle Province mentre quelli entrati con bando pubblico e con contratto enti locali dovrebbero andare in mobilità», scrivono i sindacati pronti a scendere in piazza. Anche perché i circa duemila tagli annunciati potrebbero essere, di più quando, nei prossimi mesi, si esauriranno le liste delle varie piante organiche. Situazione complessa che rischia di diventare incandescente nei prossimi mesi anche se già alla fine di settembre i responsabili della struttura per l’emergenza rifiuti e l’assessore regionale all’Ambiente Ganapini fecero capire come con il ritorno all’ordinario ci sarebbero stati migliaia di esuberi. E in piedi ci sono solo sussidi di disoccupazione. «Si prevedono esuberi e ammortizzatori sociali per centinaia di persone per soli due anni. Per questo da martedì saremo - scrivono le organizzazioni sindacali autonome di categoria - di nuovo in piazza fino a quando non ci saranno modifiche del decreto».