Rifiuti, nasce la società della Provincia di Napoli

Si chiamerà Sap.Na e dal 2010 gestirà il ciclo di smaltimento: peg guidarla in pole Catenacci
29 dicembre 2009 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Si chiamerà Sap.Na (servizi ambientali provincia di Napoli) la società creata dall’amministrazione provinciale per gestire dal primo gennaio il ciclo dei rifiuti e sarà probabilmente amministrata dall’ex commissario Corrado Catenacci. Il decreto approvato dal governo il 17 dicembre e non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale prevede, infatti, in accordo con il piano regionale, che siano le Province a organizzare, attraverso proprie società, lo smaltimento della spazzatura e il funzionamento degli impianti. Oggi i tecnici di Bertolaso incontreranno i rappresentanti della Regione e delle Province per organizzare il passaggio di consegne. Ci saranno tre vertici: il primo sulla gestione degli impianti di tritovagliatura, il secondo sulla situazione economica e il terzo sui modi e sui tempi del passaggio di consegne. Il primo nodo da sciogliere è ovviamente quello economico. I comuni, infatti, dovranno trasferire entro trenta giorni alle Province tutti gli archivi della Tarsu e della Tia in maniera da permetterne la riscossione e l’elenco delle utenze del gas, della luce e dell’acqua per perseguire gli eventuali evasori. Un’operazione non semplice. Ma intanto toccherà alle Province pagare gli stipendi dei dipendenti e trovare le risorse necessarie nell’immediato non sarà facile. Per non parlare del problema dell’Asìa: la società a totale capitale pubblico vive grazie al trasferimento mensile di 17 milioni di euro da parte del Comune con i quali paga 3mila dipendenti. Ora dovrà pensarci la Provincia che dal primo gennaio verserà i soldi nelle casse della società comunale. E dovrà farlo ancor prima di aver incassato una lira di tasse basandosi solo sulla prevista anticipazione del governo di un euro e mezzo per ogni contribuente. L’altro grosso problema sul tappeto è quello dei dipendenti dei consorzi di bacino: secondo i primi screening tra Napoli e Caserta ci sarebbero cinquecento esuberi che andranno in qualche modo gestiti. E proprio su questo punto il decreto è stato più volte rimaneggiato. In una prima ipotesi si era pensato di dirottare i lavoratori sugli enti locali concedendo una proroga al patto di stabilità, ma l’idea è poi naufragata. Tutti i dipendenti passeranno quindi alle società provinciali che dovranno poi eventualmente organizzare le liste di mobilità dopo aver varato il piano industriale. Un compito ingrato. L’altro nodo sono le società provinciali stesse: quelle di Caserta, Avellino e Napoli sono state costituite in extremis. Le altre non sono ancora decollate. La Sap.Na avrà un capitale sociale di 500mila euro e avrà sede in città. La Provincia spiega di aver cominciato a lavorare inviando una richiesta di dati a tutti i soggetti coinvolti nel ciclo integrato dei rifiuti. In attesa delle risposte ha organizzato le procedure per conferire incarichi per le attività giuridico-aziendali e tecnico-scientifiche interfacciandosi con il consorzio A.M.R.A. al quale, spiega il presidente Luigi Cesaro, «afferiscono eccellenze nel campo della ricerca in Campania». Il tutto in collaborazione con il dipartimento per le tecnologie dell’Università degli studi di Napoli Parthenope. «Ci siamo mossi nei tempi imposti dalla normativa e in maniera proficua – dice Cesaro - pur tenendo conto dell’estensione del territorio provinciale e del cospicuo numero di abitanti coinvolti». «Un euro e mezzo per ogni cittadino non basteranno certamente ad attivarequesta macchina – sostiene l’ex vicepresidente della commissionebicamerale sul ciclo dei rifiuti e attuale consigliere provinciale, Tommaso Sodano - mi auguro che le Province facciano fronte comune per chiedere modifiche al decreto, senza deroghe al patto di stabilità la situazione sarà ingestibile».

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