Maxi-discarica sotto il consiglio regionale
Sopra, il consiglio regionale e gli assessorati. Sotto, una discarica. Copertoni, sportelli di armadi, avanzi di frigoriferi e di lavatrici, tutti accumulati nei sottopassaggi del cento direzionale. I rifiuti speciali si accumulano in quell’area da mesi, da anni: l’Asìa aveva effettuato l’ultimo intervento il 28 novembre prima di dare il via alla raccolta differenziata porta a porta. Erano state portate via tonnellate e tonnellate di ingombranti. Ma in quindici giorni le discariche si sono misteriosamente riprodotte. L’azienda ha programmato di ripetere il servizio di rimozione dei rifiuti speciali abbandonati ogni tre settimane. Ma ieri duecento corsisti del progetto Isola hanno scoperto e ripulito i dedali dove si accumulano i rifiuti ingombranti. I manifestanti hanno poi allestito due isole ecologiche - una davanti all’assessorato regionale al Lavoro e un’altra davanti alla sede del Consiglio regionale. L’idea era di dimostrare la necessità di impiegare i disoccupati nella raccolta. «Ma stanotte – spiega il manager dell’Asìa Daniele Fortini - noi dovremo intervenire per togliere i rifiuti che sono stati depositati in siti dove non arrivano i mezzi e i nostri netturbini dovranno prelevarli a mano. Non mi sento di ringraziare chi ha fatto questo lavoro». Contemporaneamente ieri mattina un corteo di disoccupati attraversava le vie della città: una delegazione è stata ricevuta in Comune da Gennaro Mola, incaricato dall’amministrazione di seguire la questione di quello che oggi si chiama progetto Bros. «Nell’incontro del 30 ottobre con il ministero – sostiene Gino Monteleone (coordinamento di lotta per il lavoro) – era stato stabilito di mettere in campo l’agenzia regionale Arlas per monitorare i bisogni di personale delle società miste di Comune, provincia e Regione. Ma da allora nulla è stato fatto». Il monitoraggio non è partito e il governo non ha trasferito i 10 milioni di euro che dovevano servire da incentivo per chi decideva di assumere i corsisti. La Regione dal canto suo doveva produrre i libretti formativi per attestare le competenze acquisite, ma anche questo punto dell’accordo è rimasto lettera morta. «Intanto, visto anche il gran numero di tv dismesse che si stanno accumulando per le strade – dice Monteleone – abbiamo chiesto di essere utilizzati per raccogliere ingombranti: visto che già ci pagano 600 euro al mese, vogliamo lavorare. Ma la nostra proposta è stata respinta». Bisogna ricordare, però, che l’Asìa ha già assorbito 350 lavoratori dell’ex bacino 5 che sono stati inseriti nei ruoli aziendali.