Comuni da sciogliere, non decide Bertolaso
Sarà il ministro a decidere se sciogliere i nove comuni che, secondo il sottosegretario Guido Bertolaso, sono inadempienti nella raccolta della spazzatura. Lo ha ribadito Roberto Maroni ieri a palazzo San Macuto, nel corso dell’audizione davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. La norma, infatti, ha sottolineato il responsabile dell’Interno, è stata modificata proprio per permettere al ministro di avere l’ultima parola. Una decisione in ogni caso difficile, visto che molti dei primi cittadini che dovrebbero andare a casa sono del Pdl e che quindi sul ministro potrebbe scatenarsi il pressing dei suoi stessi alleati di governo. D’altra parte, l’opposizione vede nella proposta di Bertolaso un fallimento dell’operazione «Campania pulita»: «Si dimostra ora che quello di Berlusconi sui rifiuti è stato solo un grande spot: la soluzione del problema è stata solo virtuale», ha sostenuto infatti Vincenzo De Luca, Pd, che della commissione fa parte. «Immagino che si tratti non di nove ma di sette Comuni – ha sottolineato dal canto suo Paolo Russo, Pdl - perché non possono essere rimossi sindaci che sono lì da quattro mesi (il riferimento è a Nola e a Casaluce ndr). Per gli altri è necessario fare tutte le opportune verifiche». La decisione, lo ha sottolineato Maroni, dipenderà soprattutto dall’accertamento sui possibili ostacoli creati dalla camorra alla raccolta dei rifiuti. Mercoledì, infatti, nel corso dell’audizione dei nove sindaci dei comuni sotto inchiesta (Aversa, Casal di Principe Casaluce, Castelvolturno, Maddaloni, San Marcellino, Trentola, Giugliano e Nola) molti amministratori avevano denunciato le difficoltà create dal cattivo funzionamento dei consorzi e dagli interventi della malavita organizzata interessata al protrarsi dell’emergenza. Tema ripreso da Maroni: «A leggere gli atti portati da Bertolaso, si può ritenere che tutte le sue proposte siano motivate, dal suo punto di vista. Ma il ministro dell’Interno ha la possibilità di fare valutazioni che il sottosegretario che ha la delega all’emergenza non è tenuto a fare e probabilmente non riesce a fare; la principale è la possibilità di infiltrazione della malavita organizzata che di fatto può aver reso impossibile a un sindaco di ottemperare alle disposizioni». Insomma, i sindaci potrebbero non aver ripulito le proprie città per colpa della camorra. «Se - ha ragionato Maroni - il sindaco non ottempera perché è incapace, perché non vuole farlo o perchè se ne frega, allora va sciolta l’amministrazione perché si tratta di una grave e persistente violazione di legge, ma se c’è l’infiltrazione della camorra che, nonostante l’impegno del sindaco, rende impossibile ottemperare, è una valutazione che non può essere fatta dal sottosegretario, ma dal ministro dell’Interno». Il ministro, poi, ha sottolineato che, a suo parere, le inadempienze non invalidano l’operazione Campania Pulita. «Si tratta di nove Comuni su oltre 500 della Campania, siamo quindi a meno del 2 per cento – ha sottolineato - Bertolaso ha fatto benissimo, i sindaci per la maggior parte hanno collaborato e per questi nove voglio approfondire». E ha concluso: «Lunedì sarò a Caserta dove incontrerò i prefetti e i magistrati che mi relazioneranno sulle loro valutazioni e approfondirò le possibilità che ci siano interferenze della camorra che hanno impedito ai sindaci di fare quanto loro chiesto». Due cose, però sono già certe, e lo ha detto chiaramente il ministro: se si deciderà la rimozione dei nove sindaci non saranno nominati commissari straordinari, ma le amministrazioni saranno rette dal vicesindaco fino alle nuove elezioni che si svolgeranno a marzo. E l’emergenza rifiuti in Campania, terminerà il 31 dicembre: «Non mi pare che ci sia l’intenzione di prolungarla».