Decumani assediati dall’immondizia slalom dei turisti nei vicoli sbarrati
I rifiuti sbarcano nel centro storico, nei Decumani affollatissimi di napoletani e turisti che ieri - nel giorno dell’Immacolata - tradizionalmente votato allo shopping per l’acquisto di pastori, presepi, alberi di Natale e luminarie, presentavano un aspetto tragico. Cassonetti pieni un po’ ovunque già alle 9 della mattina. Certo non tutta colpa di Asìa perché la cattiva abitudine di sversare i rifiuti di mattina è di molti napoletani. Ma oltre i cassonetti, lo spazzamento manca del tutto. Montagne di cartacce, di buste di plastica, residui di ogni tipo lungo via Tribunali, San Gregorio Armeno e tutto il dedalo di vie vicoletti costellati di chiese, porticati di origine romana, tesori di arte e di archeologia in balia della spazzatura. Il problema prima o poi il sindaco, lo affronterà. Ieri la Iervolino ha promesso di chiedere più rigore ad Asìa però ha anche invitato i napoletani a «rispettare le regole». Vedremo l’appello del primo cittadino se sarà raccolto. Resta il problema degli ingombranti ovvero di tutti quei rifiuti come scarpe, vestiti, elettrodomestici e cumuli di calcinacci che funestano il centro e soprattutto le periferie. Da via Brecce a Sant’Erasmo passando per tutta l’area est e quindi virare a ovest: Bagnoli, Fuorigrotta, Cavalleggeri d’Aosta, Pianura. C’è chi invoca più guardie ambientali, il Comune in quattro mesi ha elevato 450 verbali. Ma non è la via repressiva che secondo Palazzo San Giacomo risolverà il problema. Il punto è fornire un servizio adeguato per poi chiedere la collaborazione dei napoletani. Situazione difficile quella del terreno. Altrettanto lo è quella economica. C’è una guerra di cifre fra Comune e Sottosegretariato ai rifiuti. Palazzo San Giacomo è convinto che il debito verso la struttura di Palazzo Salerno ammonti a 40,5 milioni di euro. Dal sottosegretariato e anche dalla Regione con l'assessore Walter Ganapini spiegano che la cifra è di 130 milioni. In ogni caso si tratta di soldi che non ci sono e che potrebbero trascinare l’amministrazione alla bancarotta. Tra le voci che si dovrebbero tagliare è quella della forza lavoro. Secondo calcoli tarati su altre realtà simili alla Campania, bastano tra gli 8mila e 10mila addetti a tenere in piede il comparto rifiuti. Nella nostra regione nel comparto ambiente ci sono ben 20mila operatori. La metà degli addetti andrebbe tecnicamente licenziata. Operazione impossibile da fare perché si innescherebbe una bomba sociale difficilmente contenibile.