Ingombranti, ecco le discariche della vergogna

A Ponticelli e Bagnoli cumuli di elettrodomestici e mobili in strada. Pericolo per i rifiuti speciali
8 dicembre 2009 - Adolfo Pappalardo
Fonte: Il Mattino

Piazza Neghelli Scarpe, vestiti. Intere enciclopedie. Ma anche tv, elettrodomestici e cumuli di calcinacci. Ovunque. Per quasi un chilometro, su entrambi i lati di via Brecce di Sant’Erasmo. «Sono i polacchi che ogni domenica qui fanno il mercato e lasciano ’sta robba», grida un uomo prima scappare via a tutto gas con il suo camioncino. I polacchi? Figuriamoci. Sono a est, nella ex area industriale e a ovest, alle spalle dell’Italsider di Bagnoli, gli sversatoi-vergogna della città. I luoghi dove ognuno può disfarsi di ciò che vuole. Di giorno e di notte. Senza problema alcuno. Zona est della città, alle spalle delle raffinerie. Le due discariche della vergogna sono il biglietto da visita per chi entra in città e le osserva dal viadotto dell’autostrada. La prima è quella di via Brecce. Stracolma nei giorni caldi dell’emergenza rifiuti, rimane tutt’ora una discarica. Via Galileo Ferraris Ripulita alla meglio ogni settimana, si riempie di nuovo. Subito. Ingombranti e vecchi televisori. Calcinacci di ristrutturazioni edilizie, soprattutto, riempiono i due lati delle strade. E il mercatino domenicale dei cittadini dell’Est non può essere certo la spiegazione a tutto questo. Ogni settimana, dieci giorni, si tenta di ripulire. Compattatori arrivano all’alba e portano via quello che possono, quello che si può raccogliere. Il resto viene spinto e accumulato proprio sotto il viadotto dell’autostrada che la pioggia trasformerà in una poltiglia irriconoscibile e puzzolente. Dove non passerà nessuno a raccogliere nulla, invece, è qualche centinaio di metri più lontano. Via Galileo Ferraris, sotto la rampa che porta sulle autrostrade. Giri una curva e quasi ti scontri con un cumulo di centinaia di vecchi pneumatici. Stampanti, vecchi computer e una decina di caschi da parrucchiere che sembrano quasi nuovi. Attorno montagne di ingombranti che s’accumulano di giorno in giorno senza che verranno mai rimossi perché nessuno ne segnalerà mai la presenza. È qui che i napoletani abbandonano indisturbati ciò di cui non hanno più bisogno: qui si va a colpo sicuro. Altro lato della città, zona ovest, alle spalle dell’ex stabilimento Italsider. Soccavo Qui alle spalle di piazza Neghelli, c’è il quadrilatero della vergogna di via Circonvallazione della Caserma di Cavalleria: due chilometri di perimetro esterno della vecchia area militare sono occupati dai rifiuti. Pericolosi in alcuni casi. Ed ecco, con una precisione geometrica, la zona dell’eternit con centinaia di pannelli che si sbriciolano all’aria aperta. Poco più lontano i resti di altri piccole aziende guidate da gente senza scrupoli: una montagna di paraurti di auto dismessi da qualche carrozzeria e, poco più lontano, vecchi stampi in vetroresina per barche. Costoso e complicato smaltirli secondo la normativa, veloce ed economico in questo quadrilatero alle spalle della vecchia area militare, in disuso da anni. Lo sanno bene i residenti di via Cavalleggeri d’Aosta che ogni sera vedono passare sotto casa camioncini e autocarri che vanno a scaricare rifiuti pericolosi. E il giorno dopo i bus che escono dal deposito dall’Anm fanno pure fatica a transitare: rifiuti e ingombranti dappertutto, tanto da non riuscire a passare. Nessuna remora anche ad abbandonare inerti, ingombranti e tv a pochi metri dalla caserma dei carabinieri Cesare Battisti. Maggiormente presidiate, da qualche mese, Pianura e Soccavo è qui che si viene a scaricare senza nemmeno più dirigersi lontano, verso i paesi dell’hinterland. Ne sanno qualcosa a via Campegna dove i residenti vivono assediati. Al civico 131 sono stati costretti a montare pannelli con indicazioni per chi scarica impunemente. Il primo: «Si prega almeno di non depositare i rifiuti davanti l’ingresso»; il secondo: «Non parcheggiare l’auto davanti i contenitori». «Spesso - racconta un pensionato - non si riusciva ad uscire a causa dei rifiuti lasciati durante la notte». «Ora va un po’ meglio, almeno riusciamo a passare», aggiunge rassegnato guardando verso un cumulo di vecchie tv, poltrone e materassi lasciati a marcire sotto la pioggia.

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