Termovalorizzatore, duello sull’emendamento per sbloccare i fondi

Escluso che spunti nel mille proroghe, l’emendamento pdl per risolvere la questione del pagamento alla Impregilo per la costruzione del termovalorizzatore di Acerra potrebbe entrare nel decreto legge (previsto in un primo tempo nel Consiglio dei ministri di venerdì scorso e poi ritirato) sulla Protezione civile. Una vicenda sollevata dal Mattino il 2 dicembre, ovvero quando furono dichiarati inammissibili 12 emendamenti firmati direttamente dall’esecutivo, tra cui uno per il pagamento delle spettanze per la costruzione dell’inceneritore. Una partita delicata su cui il capo della Protezione civile Guido Bertolaso, il 28 luglio scorso, durante un’audizione in commissione rifiuti aveva sollevato il problema: «Stiamo quantificando il costo del termovalorizzatore di Acerra che si aggira intorno ai 300 milioni di euro», spiegava. Ovvero la somma sostenuta dalla Impregilo, per ultimare, a tempo di record, l’impianto nonostante ci fosse già stata la rescissione del contratto per la gestione del ciclo di rifiuti campano. Somma, ovviamente, che il colosso milanese vuole e deve riavere riavere indietro nonostante sia uscito fuori dal business campano nei giorni dell’ermergenza rifiuti. Una partita tutta finanziaria che non pregiudicherà il funzionamento e la gestione dell’impianto di Acerra. Ma cosa era previsto nel decreto? Una soluzione-ponte che avrebbe permesso alla Impregilo di rientrare nella somma anticipata. Ovvero quantificazione delle somme spese da parte di un organismo terzo quale è l’Enea e «rivalutato al momento del pagamento». Ancora: gestione dal primo gennaio, come previsto, alla A2A ma attraverso una parte dei ricavati (probabilmente il 51 per cento) ottenuti vendendo per 8 anni l’energia l’elettrica sarebbe stata saldata la Impregilo.