Morelli: «Pressioni e minacce ma non ci lasciamo intimidire»
«Non ci siamo lasciati intimidire da pressioni e minacce abbiamo agito con trasparenza». Il generale Mario Morelli, vicario di Guido Bertolaso, respinge le accuse dei sindaci dei nove comuni di cui ha chiesto lo scioglimento perché inadempienti sul fronte dell’emergenza rifiuti. E rivela che la sua task force, soldati e graduati dell’Esercito, nelle azioni di verifica dell’attuazione del piano per tirare fuori la regione dalla spazzatura, hanno subito appunto minacce e pressioni. Tradotto, i clan e anche qualche politico hanno tentato di condizionare i rapporti che arrivano tutti i giorni a Palazzo Salerno. Aria pesante ma nessuna volontà di scontro politico: «Lungi da me polemizzare con i sindaci - dice Morelli - che possono legittimamente lamentarsi e criticare la circostanza di essere oggetto di questa misura, che potrebbe portare alla loro rimozione. Metto da parte il riserbo che ha caratterizzato gli ultimi sei mesi di lavoro, per fare sapere a tutti i cittadini campani che noi abbiamo agito in modo trasparente e corretto e ripeto senza lasciarci intimidire da pressioni e minacce». Intimidazioni su cui, sollecitato, il generale aggiunge: «Viviamo in un ambiente in cui le parole che si utilizzano possono essere interpretate in un modo o in un altro. Non ci siamo alzati una mattina per commissariare i Comuni, c’è tutto un percorso che abbiamo seguito senza guardare in faccia a nessuno, come sempre». I faldoni con gli avvisi inviati nel corso dell’anno agli amministratori finiti nel dossier consegnato al ministro dell’Interno sono stati visionati in mattinata dai sindaci di Aversa, Giugliano, Nola, Casaluce e Casal di Principe. A chi gli fa notare che Afragola è sporca ma non ha ricevuto la misura punitiva alludendo al fatto che il sindaco è del Pdl replica secco: «È questione solo di graduatoria». Morelli difende Bertolaso contro chi lo ha invitato a «pulire» lui lei strade della Campania: «Non so se per il futuro Bertolaso pensa di fare il sindaco da qualche parte, non credo. Ma lo farebbe molto bene, pur nelle difficoltà reali in cui si trovano ad agire i Comuni campani». Morelli spiega come si arriva alla richiesta di rimozione dei sindaci: «Un arbitro dopo due cartellini gialli, passa a quello rosso, noi invece diamo molte possibilità agli amministratori, prima di fare una segnalazione al ministero». Ed entra nel merito del meccanismo con il quale si arriva alla misura estrema. «Una task-force, 7 giorni su 7 lavora da mattina a sera per girare fra i 551 comuni della Campania, per individuare e fotografare eventuali situazioni anomale». Quindi dal report del team scatta, in 30 minuti, un avviso. «Il primo - spiega il generale - col quale si danno 72 ore di tempo al sindaco per far rimuovere i rifiuti. Il team torna sul luogo successivamente; se la situazione è rimasta invariata, si passa al secondo avviso, che dà 48 ore di tempo. Se anche dopo questo secondo avvertimento, il sindaco non agisce, provvedo io in danno: chiamo una ditta e faccio rimuovere i rifiuti». Ma non è finita qui: «Si passa alla sensibilizzazione». Si manda una lettera al sindaco, chiarendo che il compito di rimuovere i rifiuti spetta a lui e non a Bertolaso. A seguire c’è una ulteriore comunicazione, un ultimatum, chiedendo fra l’altro le motivazioni: si chiede perché non abbia provveduto alla eventuale rimozione dei rifiuti. «Solo a questo punto - aggiunge il generale - se la risposta non è soddisfacente, si arriva alla segnalazione al ministero. I sindaci finiti sotto accusa in Campania, in alcuni casi non hanno proprio risposto. Ma il sindaco è tenuto per legge a far rimuovere i rifiuti dalla strade».