"Cosentino può ancora raccogliere i voti dei clan"

Le motivazioni del no alla revoca dell’arresto. La difesa: nessun riscontro al racconto del pentito Guida
2 dicembre 2009 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Ha ancora peso politico e poco importa se la Eco4 abbia chiuso da anni i battenti. Ha influenza territoriale, spessore, carisma buono ad azionare in qualunque momento il rapporto ipotizzato dagli inquirenti e riassunti nella frase «voti contro favori». Sono queste le motivazioni che spingono il giudice a rigettare la richiesta di revoca della misura cautelare a carico del sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino. Un provvedimento che assorbe in buona parte le recenti conclusioni della Procura, firmate dai pm Sandro Milita e Giuseppe Narducci, titolari dell’inchiesta sui presunti rapporti tra il coordinatore campano del Pdl e il clan Bidognetti. Da Eco4 a Impregeco. Chiaro il ragionamento del gip Raffaele Piccirillo. Che nelle motivazioni del rigetto dell’istanza di revoca riflette sulle cessate esigenze cautelari, come sostenuto dalla difesa di Cosentino. Due i punti sostenuti dal parlamentare finito al centro delle accuse di pentiti vecchi e nuovi: il cambiamento della legge elettorale che oggi prevede la presentazione di un listino bloccato; lo stop alle attività di Eco4, società mista attiva nella prima parte del decennio in corso, controllata dai fratelli Sergio e Michele Orsi (quest’ultimo ucciso dal clan Setola nel corso della primavera del 2008), quindi l’inattualità delle esigenze cautelari alla base del provvedimento firmato all’inizio di novembre. Due punti che non convincono il gip Piccirillo, per il quale il potere e l’influenza del sottosegretario all’Economia sono pressoché immutati. Ha peso politico da spendere sul territorio campano, indipendentemente dal cambio di sistema elettorale, ma anche dalla cessata attività della società mista finita nel ciclone giudiziario. Tanto che diventa esplicito il riferimento alla Impregeco, il superconsorzio per la gestione di lotti di territorio tra Napoli e Caserta o ad altre iniziative di natura politico-imprenditoriale. Guida: Vassallo mi disse che... È l’ultima accusa che piove sul capo di Cosentino. È un verbale di Luigi Guida, il boss della Sanità passato dal 2001 alla guida del clan Bidognetti. Secondo il pentito, in Eco4 «Cosentino, Bidognetti e i fratelli Orsi erano una cosa sola». Una conoscenza de relato, dal momento che lo stesso boss pentito racconta di aver appreso della presunta convergenza tra il politico e la Eco4 in modo indiretto. È qui che Guida cita la fonte diretta dell’inchiesta su Cosentino, vale a dire l’imprenditore-pentito Gaetano Vassallo, oltre a fare riferimento ad altri nomi noti della galassia imprenditoriale del settore rifiuti, da Bernardo Cirillo a Gaetano Cerci e Giosué Fioretto. Spiega Guida in un recente interrogatorio: «Quando presi le redini del clan, siamo nel 2001, provai ad estromettere gli Orsi dalla gestione di Eco4, ma mi accorsi che non era possibile, perché capii che dietro di loro c’era la mano di Cosentino. Che era una cosa sola con Orsi e Bidognetti». Inevitabile la replica della difesa del parlamentare. Spiega il penalista Stefano Montone, che assiste il candidato in pectore alla Regione assieme al collega Agostino De Caro: «Le valutazioni di Guida sono per ampia parte de relato, in assenza di riscontri oggettivi. In un gioco di rimandi, Guida cita Vassallo che in questa vicenda è fonte primaria. Non c’è altro. Non comprendiamo - aggiunge l’avvocato napoletano - le ragioni di un’ordinanza che doveva solo verificare l’avvenuto superamento della presunzione della pericolosità dell’indagato e che invece si dilunga su rivelazioni di collaboratori in assenza di dati concreti». Anche su quest’ultimo punto, la difesa non ci sta: «Nella sua ordinanza, il gip valorizza dichiarazioni per le quali si segnala comunque l’esigenza di procedere ad approfondimenti investigativi». Ma qual è la prossima mossa in un procedimento ancora formalmente aperto? «A questo punto lo sbocco naturale del nostro lavoro è il processo, dove potremo valutare l’attendibilità dei collaboratori di giustizia, faremo il possibile per arrivare alla più rapida celebrazione del processo di merito». La valutazione di Guida. Non ha ancora ultimato i 180 giorni, sei mesi che lo Stato assegna a chi sceglie di collaborare con la giustizia per raccontare quanto in suo possesso. Passato dalle batterie di fuoco del rione Sanità al clan Bidognetti, Guida potrebbe diventare decisivo per le indagini sui rapporti tra politica e camorra, passando per l’ampia fetta metropolitana che lega l’hinterland napoletano a quello casertano.

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