Fumi killer, discarica sorvegliata speciale
MADDALONI. Ricadute ambientali del traffico di rifiuti: decretato, al momento, il massimo stato di attenzione. Il primo responso preliminare dell’Arpac non è rassicurante. Sul «cimitero dei veleni» che fuma c’è una notizia buona e una cattiva. I fusti sepolti alla Masseria Monti, l’ex-cava tufacea scelta per l’occultamento di rifiuti, non sarebbero la causa prima, o l’unica, dell’immissione in atmosfera di esalazioni caustiche. Si è avuta invece la conferma che la Masseria Monti (tre volte sottoposta a sequestro) è un’ex-discarica autorizzata trasformata in un contenitore di mille veleni. «In attesa dei dati ufficiali – ammette Salvatore Liccardo, assessore all’ambiente - è stato accertato che ad alimentare le fumarole, su crepe apertesi nel terreno di copertura, sarebbero proprio i rifiuti liberi (quelli mischiati al terreno) utilizzati poi per costruire il sarcofago di terra, che ha occultato per un ventennio i fusti». Le sostanze Lo smottamento del terreno vegetale di prima copertura ha portato a contatto diretto con l’atmosfera gli strati di rifiuti liberi non confinati nei fusti. «È certo – commenta Liccardo - che il suolo della Masseria Monti, ad una certa profondità, contiene una concentrazione elevata di sostanze, non meglio identificate, che innescano reazioni esotermiche. E il calore facilita la liberazione di sostanze volatili». Tanto che proprio l’Arpac, nell’ambito del censimento dei rischi, ha già provveduto a campionare i gas. «Invece, per procedere – conclude Liccardo - alla valutazione del grado di contaminazione del sito della Masseria Monti serve una campagna di rilevamento diretto con prelievo e analisi di tutte le matrici ambientali: suolo e acqua». La crisi Insomma, si fa burocraticamente più complicata del previsto la gestione della crisi ambientale. L’Arpac raccomanda di innalzare lo «stato di attenzione istituzionale». In concreto, tocca al sindaco Farina, quale massima autorità sanitaria del territorio, convocare un tavolo istituzionale (con Prefettura, Noe, Guardia Forestale, Arpac, Regione Campania, Provincia), per ottenere le perimetrazione del sito e l’autorizzazione ad accedere ai fondi agricoli confinanti. In sintesi, un intervento di protezione civile. Al momento, in attesa dei primi dati di laboratorio, non è stata emanata ancora nessuna ordinanza di interdizione degli accessi all’area potenzialmente contaminata. Secondo i Verdi, «non bisogna mica riesumare i fusti sepolti per scoprire che Masseria Monti è un’area contaminata». «In origine – dice Scalera - Masseria Monti era un sito autorizzato per lo stoccaggio di batterie esauste delle auto. Sversamento altamente inquinante e successivamente vietato per legge. E oggi, quella contaminazione originaria, riconducibile alla presenza di metalli pesanti, preoccupa non poco». La burocrazia Procedure a parte, cresce l’insofferenza. «Di procedure burocratiche - spiega Crispino Cicala, presidente del comitato ex-Foro Boario - si può anche morire. A chi quotidianamente sperimenta la presenza fastidiosa dei gas caustici bisogna fornire una informazione completa. E non solo diffondere i soliti appelli alla pazienza, in attesa delle procedure facciano il loro corso». Da un disastro ambientale all’altro. E’ sfumato il censimento diretto dei rischi sulle 4500 tonnellate di rifiuti della discarica urbana dell’ex-Foro Boario. Cessate le emissioni di diossina, senza la caratterizzazione fisico-chimica, affidate alla Jacorossi spa (in rotta con il Commissariato alle bonifiche), non si potrà procedere a svuotare del sito maddalonese.