Calore, svolta nelle indagini
Le acque reflue arrivano da Lapio
Gli agenti del Corpo Forestale hanno individuato l’origine degli scarichi e i presunti responsabili dell’inquinamento del fiume Calore. Una task force di ambientalisti e naturalisti coordinati da Gerardo Colarusso, che conosce molto bene il tracciato fluviale, ha scandagliato l'area scovando il punto esatto in cui sono avvenuti i primi consistenti scarichi abusivi nel fiume. Solo le piogge, e un'eventuale piena, potrà ripulire il Calore invaso dalla molitura dei frantoi. E’ da Lapio che provengono le acque reflue. E' qui infatti che si sono concentrati da subito i sospetti delle guardie che investigano sulla tutela ambientale. Ormai non ci sono più dubbi: le chiazze scure e maleodoranti che galleggiano sul fiume sono residui delle macine di frantoi che stanno lavorando a pieno regime in alcuni paesi della media valle del Calore. La zona è appunto circoscritta. Il colore del Calore nel frattempo non è mutato. E' mutato invece l'habitat fluviale seriamente compromesso dagli scarichi abusivi che da qualche giorno hanno sporcato il maggiore corso d'acqua che attraversa l'Irpinia e il Sannio. Trote e granchi sono le prime vittime causate dallo sversamento illecito degli acidi oleari nelle acque cupe del fiume che dà il nome ad una fertile valle. L'ennesimo disastro ambientale inferto al fiume trasformato ormai in sversatoio a cielo aperto è stato scoperto dagli agenti della Polstrada di Grottaminarda, diretta dall'ispettore Libero De Simone, allertati da una serie di segnalazioni di automobilisti in transito sul viadotto della Napoli-Bari, al km. 70, in territorio di Castel del Lago, attratti dalle acque scure del Calore. Da giorni il fiume aveva cambiato decisamente colore, e i primi a segnalare lo scempio erano stati dei pescatori. Nessuno però ha mai raccolto quella segnalazione fino a quando non sono intervenuti i poliziotti insieme a Gerardo Colarusso del Civa, ovvero il coordinamento irpino di vigilanza ambientale, per effettuare un accurato sopralluogo. Anche alcuni tecnici dell'Arpac sono intervenuti per effettuare un prelievo dei campioni d'acqua fluviale da analizzare e gli uomini del Corpo Forestale della stazione di Mirabella Eclano che nelle ultime ore sono riusciti a individuare l'origine dello scarico e i presunti responsabili dell'attuale inquinamento del Calore. E' un torrente che scorre nel territorio di Lapio e confluisce poi nel fiume a scaricare la melma salmastra che ha cambiato persino il colore dell'affluente. «Il problema adesso è serio - sostiene Gerardo Colarusso del Civa - perchè è stata comunque intaccata la fauna ittica dal momento che la molitura contiene polifenoli, cioè acidi antibiotici che danneggiano e uccidono i pesci e gli anfibi. Ma pure la flora non è certo immune da questo pericolo ambientale. Occorrono più controlli lungo gli argini fluviali soprattutto in particolari periodi dell'anno». In attesa dei risultati dei campioni d'acqua prelevati dall'Arpac le guardie forestali continuano senza sosta a monitorare la zona attorno al fiume per evitare altri scempi e ad investigare per capire se oltre agli scarichi abusivi dei frantoi vi siano pure scarichi fognari che finiscono nelle acque del Calore non più limpide. E nelle prossime ore potrebbero esserci significativi sviluppi investigativi in merito al recente disastro ambientale che ha interessato un fiume dove fino a qualche anno fa ci si poteva immergere o pescare. Purtroppo il Calore non è più uno specchio d'acqua chiara ma un torbido fiume costeggiato da discariche abusive come gli scarichi che ogni tanto sbucano dagli argini e sversano liquami altamente pericolosi e nocivi.