Statale del Vesuvio, lavori fermi per mancata bonifica

Denuncia del sindacato edili: «Cosa hanno seppellito là sotto? Su quel terreno non cresce erba».
25 novembre 2009
Fonte: Il Mattino

«Cosa hanno seppellito là sotto?». La domanda se la pone Giovanni Passaro, segretario provinciale Fillea-Cgil, e riguarda la statale 268 del Vesuvio, il percorso che per mezza provincia di Napoli rappresenta l'unica via di fuga in caso di eruzione, ormai nota soltanto come strada della morte. I lavori per l'ampliamento della carreggiata sono bloccati, attacca il sindacato, perché la bonifica delle discariche abusive che si trovano lungo l'intera area non è ancora avvenuta. «Ci dicano - scrive la Fillea - quali sono i veleni sotterrati in quell'area». Veleni così potenti «che sulle coperture di sabbia e ghiaia con cui li hanno nascosti non cresce un filo d'erba». Per il sindacato sarebbe dunque il disastro ambientale il motivo principale per cui è tutto fermo. Ma senza mezzi termini viene tirata in ballo anche la camorra. Nel piatto una commessa Anas da 130 milioni di euro, vinta dalla romana Impresa spa, che secondo Fillea è troppo allettante per non ricevere le attenzioni dei clan. Senza dimenticare che «andare a scoperchiare quelle discariche significa ficcare il naso negli affari recenti della malavita organizzata». La prova che qualcuno non vuole far proseguire l'opera sarebbe nel fatto che «finora sono stati spesi appena 100mila euro, vale a dire che siamo al palo». A insospettire sono anche i tempi di attesa per mandare a regime i lavori: il progetto esecutivo Anas è stato licenziato già nel gennaio 2008, mentre la presa in carico da parte di Impresa spa risale al momento in cui la società romana ha rilevato il portafoglio lavori della Torino internazionale, vincitrice in origine della gara (alla stessa società capitolina, per inciso, è stata affidata anche la realizzazione della tre corsie sulla Napoli-Salerno). Ora Passaro chiama in causa tutti: la Protezione civile, l'Anas, la ditta appaltatrice, i comuni attraversati dalla statale (tra i più grandi ci sono Pomigliano, Somma, Ottaviano, San Giuseppe, Terzigno, Scafati, Angri). Già nei prossimi giorni la Cgil proverà a convocare un tavolo con i sindaci dell'area «per rimettere quest'opera al centro dell'attenzione». Il secondo passo è quello di portare manager e istituzioni davanti al prefetto per chiedere «una volta per tutte» quali sono «gli ostacoli che ci stanno nascondendo». Il timore - conclude Passaro - è che la statale del Vesuvio resti un'incompiuta, mettendo a rischio la vita degli automobilisti e danneggiando la mobilità e il traffico interno alle città coinvolte. Ma il sindacato trema anche per l'impatto occupazionale in caso di mancata realizzazione dell'infrastruttura. «Stiamo parlando di lavoro per 400-500 persone, di aria fresca in un momento di crisi», dice Passaro. Nel caso di paralisi totale «tutti dovranno dar conto di questi soldi disponibili e congelati». Per quanto riguarda la sicurezza stradale, nell'ultimo periodo i decessi viaggiano a ritmi record, con segnalazioni di incidenti gravi praticamente all'ordine del giorno. D'altra parte già nel triennio 2003-2006 (ultima rilevazione certa) si erano contati 65 scontri, 17 morti e 95 feriti. Ma allo stato attuale la condizione della statale è peggiorata: la carreggiata si restringe, in alcuni punti, in modo spaventoso e improvviso, e i muretti laterali in cemento rendono ogni impatto potenzialmente letale. La segnaletica orizzontale provvisoria confonde, specie di notte, al punto che è difficile restare sulla propria corsia di marcia. Le rampe di ingresso e di uscita non sono a norma. Non ci sono spazi per accostare in caso di guasti, anche cambiare una ruota è un'avventura, e le poche piazzolle di sosta sono spesso infestate di rifiuti. In totale, ventisette chilometri da incubo.

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