Enti strumentali Manca il numero legale, l’assemblea non può designare il presidente

Consorzio rifiuti, De Lucia al palo

C'è il riscio commissario
Il sindaco di San Felice "Me ne vado dal partito"
25 novembre 2009 - li. pe.
Fonte: Il Mattino Caserta

L'assemblea del Consorzio unico dei rifiuti di ieri mattina, alla fine, non è riuscita ad eleggere il presidente ed ora il rischio è quello del commissariamento perché non è stato raggiunto il numero legale. Adesso si sta tentando verificando se è possibile convocare una nuova assemblea. A saltare è stato l'accordo tra i sindaci del Pd, tra i quali doveva essere scelto il nome da portare in assemblea, ma l'intesa si è bloccata proprio sul nome di Pasquale De Lucia, sindaco di San Felice a Cancello. Il summit di lunedì sera, a corso Trieste, alla presenza del leader provinciale Enzo Iodice e di quattordici sindaci democratici era stato indicato De Lucia come presidente del consorzio, confermando in tal modo anche l'accordo bipartisan Pd-PdL. Ma si è trattato di un accordo che non era condiviso da chi a quella riunione non ha partecipato. In ballo c’è pure l'intesa con il Popolo della Libertà, non più percorribile, a sentire qualcuno nel Pd, dopo l'inchiesta giudiziaria che ha investito il sottosegretario Nicola Cosentino. L’ipotesi che sta circolando però è quella di una fronda anti-De Lucia, che sarebbe guidata dal sindaco di Piedimonte Enzo Cappello. Approfittando di questo contrasto all'interno del Pd, il PdL stava tentando di far eleggere il sindaco di Curti, l’ex An Domenico Ventriglia. Un nulla di fatto per nessuno, ma la riunione di ieri mattina è destinata ad inasprire lo scontro all'interno del Pd, infatti De Lucia starebbe già valutando di abbandonare il partito di Bersani, anche per inseguire una candidatura certa alle regionali, alla quale punta anche lo stesso Cappello, in altro partito. «Il problema - ha affermato il sindaco di San Felice a Cancello - non era la presidenza del consorzio, ma De Lucia candidato alla Regione, opzione questa che dà fastidio. Il nostro non sembra un partito, ma un succedersi di faide guidate da gruppi che guardano esclusivamente alle lobby di potere ad uso personalistico. Basta scorgere gli enti strumentali e riflettere su chi li gestisce e contemporaneamente verificare chi sono i personaggi che hanno rotto l'accordo sul consorzio. La famiglia Cappello per esempio, che annovera un proprio rappresentante a dirigere l'Asi; ma ci sono anche i deputati che guardano, senza troppi scrupoli, al rafforzamento delle proprie lobby e dei propri amici».

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