Bertolaso:l'emergenza è finita ma il degrado no
Terzigno. Il tanfo è sempre lo stesso. Acre, penetrante. Come a Taverna del Re, come sotto il termovalorizzatore di Acerra, come fuori quello che fu il Cdr di Giugliano. Cumuli di spazzatura nel minaccioso cratere d'argilla della Cava Sari. Tre escavatori ammassano la poltiglia che dall'alto appare di indistinto colore bianco. Sarà coperta da teloni e argilla. Cinque gradoni, progetti elaborati dalla Ecodeco Srl della provincia di Pavia, la discarica di Terzigno accoglierà tutta la spazzatura della provincia di Napoli. Fa il paio con Chiaiano, dove invece saranno sotterrati i rifiuti del capoluogo. Più sotto c'è un campetto di calcio, di fianco una vecchia cava estrattiva e un maneggio, la strada sterrata per l'ingresso si inerpica tra filari di viti completamente arsi e impolverati. Alla Protezione civile lo hanno chiamato «Spazza-tour»: tre pulmini dell'esercito da Acerra, un autobus della guardia di finanza da Roma portano decine e decine di giornalisti a visitare a campione due luoghi emblematici del ciclo dei rifiuti nell'era della fine emergenza in Campania, Terzigno e Acerra. Naturalmente, l'anfitrione è il sottosegretario Guido Bertolaso, l'uomo che il premier Berlusconi in pompa magna designò come adatto a superare l'emergenza della «vergogna della spazzatura per le strade di Napoli». Terzigno è aperta da maggio, anche qui ci furono proteste e polemiche sollevate dal presidente del Parco del Vesuvio. E ora commenta Bertolaso: «Era una discarica abusiva della camorra, l'abbiamo sottratta all'illegalità e adesso è a norma europea». Le polemiche dei mesi passati? «Magari qualcuno avrebbe licenziato il presidente del parco Vesuvio, se non avesse protestato. Vedete? Non c'è un gabbiano, significa che non c'è spazzatura da beccare». Una capienza di 800mila tonnellate di spazzatura, circa 1500 al giorno. Ma Terzigno va a scarto ridotto: solo un centinaio di camion al giorno scaricano rifiuti per problemi di accessi e strade. Come a Chiaiano. Se la strada fosse agevole, potrebbero arrivare qui circa 600 camion. «L'emergenza è finita, ma il degrado no - dice Bertolaso - Ma la responsabilità è dei Comuni, sono loro a dover raccogliere e portare la spazzatura nelle strutture che abbiamo assicurato per lo smaltimento. Sento numeri strani, ma la media di differenziata nella regione è del 16-17 per cento. Valuteremo se commissariare i Comuni inadempienti». «Area di interesse strategico nazionale», dice il cartello giallo a Terzigno. La stessa scritta è all'ingresso del termovalorizzatore di Acerra. Discariche, inceneritore, siti di stoccaggio sono per decreto aree militari. È il valore aggiunto della fase d'emergenza: i soldati a guardia di strutture in passato al centro di proteste, sit-in, blocchi, occupazioni. Tutte le proteste sono abortite. La bacchetta magica sono state le divise grigio-verdi, che resteranno anche dopo la fase d'emergenza, e le nuove discariche. Nel ciclo della gestione straordinaria, il termovalorizzatore ha un ruolo ancora residuale: solo 158558 tonnellate di rifiuti smaltiti, con le tre linee in funzione a fasi alterne e 4 sforamenti di valori da ossido di carbonio. A fine anno, dovrebbe terminare la gestione Impregilo a vantaggio della A2A, società che si occupa già del funzionamento dell'inceneritore di Brescia. Prima del passaggio di testimone, occorre un collaudo per la certificazione definitiva di idoneità ambientale. Insomma, da marzo, quando con grande festa e buffet fu inaugurato il termovalorizzatore, si è ancora in fase sperimentale. Eppure, nei piani e nei «manuali d'uso e documentazione», custoditi nelle cartelline della sala controllo, l'impianto viene descritto con potenzialità di smaltimento da 1950 tonnellate al giorno, per 600mila all'anno. Finora, i rifiuti bruciati hanno prodotto solo 136241 mega watt di energia elettrica, per un consumo di 35000 utenze di casa. I soldati vigilano attenti. L'avanfossa è un grande spiazzo coperto, con 14 portelloni. Qui si fermano i camion e a retromarcia scaricano cumuli d'immondizia. Nel vascone pesca un grande braccio meccanico che deposita il carico in un vano che dà sulle tre linee dove brucia la spazzatura. La sala controllo con 19 pc, 11 monitor grandi, una serie di stampanti, vigila sulle emissioni di fumi. I valori sono a norma, quando passa la massa dei cronisti. Una griglia filtra i rifiuti, trattati con sostanze particolari. I fumi sono immessi in particolari strutture a lato dei due grossi fumaioli. «Abbiamo sottratto la gestione rifiuti alla camorra, resistendo a infiltrazioni e boicottaggi», commenta Bertolaso. Sorride. Lo «spazza-tour» è finito.