La protesta

Rifiuti, passa il decreto e scatta lo sciopero

Oggi sit-in dei lavoratori davanti a Prefettura e Provincia, a rischio la raccolta nei comuni
18 novembre 2009 - Michele De Leo
Fonte: Il Mattino Avellino

Si ferma il comparto rifiuti della provincia di Avellino. Un’astensione di 24 ore per lo sciopero nazionale contro il deliberato dell’articolo 15 del decreto legislativo 135, meglio conosciuto come decreto Ronchi. Incroceranno le braccia i lavoratori dei Cosmari e dei rispettivi bracci operativi, Asa e Av2 Ecosistema. Oggi, dunque, in città e negli altri comuni della provincia disservizi e conseguenti disagi. Con molta probabilità verrà bloccata gran parte dell’attività di raccolta. Gli addetti si ritroveranno in presidio nei pressi della Prefettura e, successivamente, della Provincia. Una delegazione di sindacalisti e maestranze chiederà di essere ricevuta dal presidente Cosimo Sibilia e dall’assessore all’Ambiente Domenico Gambacorta. L’astensione di oggi, infatti, è in stretto legame con la partita inerente la costituzione del nuovo soggetto gestore del ciclo integrato dei rifiuti in provincia. L’articolo 15 del decreto legislativo 135 è stato più volte chiamato in causa dal presidente di Unionindustria Avellino, Silvio Sarno, e dal vicepresidente della Provincia, Giuseppe De Mita, entrambi favorevoli al coinvolgimento di partner privati nella costituenda società. Il testo, infatti, implica la partecipazione imprenditoriale, anche attraverso società miste, alla gestione dei servizi pubblici locali. Una deroga è consentita esclusivamente «per situazioni eccezionali che, a causa di peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del territorio di riferimento, non permettono un efficace e utile ricorso al mercato». In questo caso «l’affidamento può avvenire a favore di società a capitale interamente pubblico, partecipata dall’ente locale, che abbia i requisiti richiesti dall’ordinamento comunitario per la gestione cosiddetta in house». Necessario, comunque dare adeguata pubblicità alla scelta, motivandola opportunamente, e chiedere il parere preventivo all’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Inoltre, l’articolo 15 prevede che le società affidatarie in house decadano il 31 dicembre del 2011. La protesta rischia di essere vanificata dalla scelta del governo di porre la fiducia alla Camera sull’approvazione del provvedimento. «Il decreto - evidenziano i sindacati - distrugge anni di politiche industriali in cui sono cresciute aziende pubbliche e private efficienti, capaci di garantire tutele ai cittadini ed ai lavoratori e rispetto per il territorio; frantuma l’intero ciclo attraverso il regalo dei profitti degli impianti a pochi e la socializzazione dei costi; privatizza nel peggiore dei modi il comparto; spinge la parte debole del comparto nella peggiore deregolamentazione che favorirà esclusivamente pochi speculatori contigui alla zona grigia del sistema rifiuti, attraverso un sistema di gare grave e incontrollabile». I sindacati irpini invitano, dunque, a stringere i tempi sulla questione della nuova società. «Chiediamo alla Provincia - evidenzia il segretario della Fp Cgil, Luigi Mauro - di firmare il protocollo di intesa proposto dai sindacati che verte su un soggetto gestore interamente pubblico, la salvaguardia di tutti i livelli occupazionali, la definizione dell’applicazione contrattuale in maniera unitaria e l’avvio di una concertazione continua con le organizzazioni di categoria». «Abbiamo esempi di altre esperienze - aggiunge Michele Caso della Cisl - nelle quali il privato ha capitalizzato ottimi risultati a scapito del servizio e dei lavoratori. In provincia possiamo rifarci al caso Asa: la parte privata ha un peso sproporzionato rispetto al capitale sociale ed un potere interdittorio notevole. Dove c’è il contributo del privato ci sono guadagni di questa parte a scapito del pubblico. Una società interamente pubblica, invece, avrebbe tutte le connotazioni per essere efficiente e funzionale».

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