Clan e rifiuti, Cosentino all’esame della giunta
Il primo ostacolo mercoledì prossimo, quando il sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino dovrà mostrarsi convincente al cospetto dei suoi colleghi parlamentari. Primo appuntamento che conta, udienza numero uno dinanzi alla giunta per le autorizzazioni a procedere. Obiettivo ormai risaputo, la valutazione del mandato di cattura a carico del parlamentare al centro dell’inchiesta della Dda di Napoli, per i presunti rapporti con boss dei casalesi e imprenditori in odore di camorra. Un’inchiesta tutt’altro che conclusa, fondata sulla ricostruzione di ben nove collaboratori di giustizia e sull’analisi delle inchieste legate al consorzio di bacino Ce/4, che ora attende una doppia verifica: l’udienza alla Camera, poi il probabile appuntamento al Riesame, dove i penalisti Agostino De Caro e Stefano Montone puntano a ottenere la revoca del mandato di cattura firmato qualche giorno fa dal gip Raffaele Piccirillo. È il doppio sbocco prossimo venturo del caso Cosentino, che ruota attorno a un’ipotesi di concorso esterno in associazione camorristica, una vicenda investigativa che torna al centro di boatos e indiscrezioni, di ricostruzioni tutte da verificare. Non trova conferma al momento, l’ipotesi di una seconda richiesta di arresto a carico di Cosentino spedita dalla Procura di Lepore all’ufficio gip. Possibili altre mosse da parte dei pm Alessandro Milita e Giuseppe Narducci, con l’obiettivo di verificare i rapporti tra il sottosegretario e il gruppo di imprenditori interessati alla costruzione di un ciclo alternativo dei rifiuti nel Casertano. Si parte dalla Eco4 dei fratelli Orsi, dagli appalti finanziati per la raccolta dei rifiuti e la bonifica del territorio. Vicende raccontate dall’imprenditore pentito Gaetano Vassallo - il «grande elettore» di Forza Italia a Cesa, per usare l’espressione dello stesso gip - che hanno alla lunga coinvolto anche il presidente della Provincia Luigi Cesaro. Parlamentare di Forza Italia, Cesaro ha sempre respinto accuse di presunte collusioni con i clan, minacciando querele e rivendicando correttezza e onestà del proprio operato. Eppure, è proprio dalle accuse di Vassallo, che la Procura ha dato inizio ad inevitabili verifiche, ovviamente nel rispetto del principio di non colpevolezza che spetta all’inquilino di Palazzo Matteotti. Si parte dalle accuse dell’ex manager di Gomorra rese pubbliche ad ottobre del 2008 dall’Espresso, su una presunta relazione tra Cesaro e il boss oggi pentito Luigi Guida, per finire ad accertamenti condotti in inchieste sull’hinterland napoletano. Al momento, al di là del narrato, non sembra che sia venuto fuori granché dalle indagini sul clan Moccia di Afragola o su altri cartelli criminali dell’hinterland metropolitano. Stesso scenario di due anni fa, a proposito delle indagini che investirono i clan Puca e Ranucci di Sant’Antimo: in questo caso l’attenzione nacque per un’intercettazione del 28 maggio 2007, su un presunto acquisto di voti per le amministrative. Vennero fatti riscontri in un’ipotesi di voto di scambio - indagini condotte dal pm Raffaella Capasso - ma non emerse alcun elemento concreto a carico del parlamentare Luigi Cesaro. Vicende al momento ancora top secret, al vaglio di investigatori esperti nelle indagini sull’area grigia che lega camorra, politica e impresa in certi contesti. Investigatori abituati a condurre accertamenti al di là di boatos e indiscrezioni.