«Carte false per collaudare i Cdr»
Avrebbero fatto letteralmente carte false, nel collaudare gli impianti di Cdr, quei sette colossi che avrebbero dovuto ricavare energia dalla spazzatura indifferenziata, in un progetto di smaltimento integrato dei rifiuti mai decollato per intero. Con queste accuse - alcune ipotesi di falso - la Procura di Giovandomenico Lepore ha deciso di indirizzare avvisi di chiusa inchiesta a carico di manager, docenti e presidi universitari, amministratori e uomini politici. Una mossa che lascia intendere la volontà degli inquirenti - i pm Sandro Milita, Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo - di chiedere il processo per il gruppo di esperti chiamati a verificare il funzionamento degli impianti, favorendo lo stoccaggio di rifiuti indifferenziati e la formazione delle tonnellate di «ecoballe». Ad essere raggiunti dagli avvisi, tra gli altri, Aniello Cimitile, raggiunto lo scorso giugno dalla misura degli arresti domiciliari nella veste di presidente della Provincia di Benevento, l’ex direttore del termovalorizzatore di Acerra Giuseppe Vacca (che in questa vicenda risponde solo come direttore dei lavori degli impianti di Caivano, Tufino e Acerra) e l’ex subcommissario Claudio De Biasio. Una vicenda destinata ad essere approfondita nel corso di un nuovo probabile processo del capitolo «monnezzopoli», dopo quelli istruiti per accertare le presunte responsabilità dei commissari di governo chiamati a risolvere l’emergenza rifiuti in Campania. Un’inchiesta che nasce nel 2001, nel corso della quale vengono ipotizzate accuse di falso ideologico, che in alcuni casi sono già ampiamente prescritte come emerge dal provvedimento cautelare (poi revocato per tutti) firmato lo scorso giugno dal gip Aldo Esposito. Una vicenda che nel suo assunto centrale è stata confermata dal Tribunale del Riesame (dodicesima sezione, presidente Maria Rosaria Cosentino), che nelle sue motivazioni si affidò addirittura alle immagini del satellite per dimostrare lo scempio del territorio a causa delle montagne di ecoballe accatastate nel corso degli anni dell’emergenza rifiuti. Una vicenda che ora attende la replica delle parti, che hanno sempre ribadito la correttezza del proprio operato, la validità formale degli interventi svolti, in termine di modifiche apportate agli impianti e dei collaudi svolti.