Quel patto tra Nicola e i Casalesi “Appoggio elettorale e affare rifiuti”
È Gomorra la fermata più amara della carriera politica di Nicola Cosentino. Nell´ordinanza pervenuta ieri alla Camera, il gip Raffaele Piccirillo parla di «pluralità di competizioni elettorali nelle quali il Cosentino risulta essere stato sostenuto dall´organizzazione criminale» e della «persistenza di un debito di gratitudine verso un´organizzazione cui egli deve, almeno in parte, le sue fortune». Da qui, la scelta di chiedere al Parlamento l´arresto del deputato del Pdl per il reato di concorso esterno in associazione camorristica.
Il Vietnam dei rifiuti. L´impianto centrale dell´inchiesta condotta dai pm Alessandro Milita e Giuseppe Narducci riguarda il rapporto fra Cosentino e l´attività imprenditoriale dei fratelli Sergio e Michele Orsi (quest´ultimo assassinato dall´ala stragista del clan nel giugno 2008, poco dopo aver iniziato a rendere dichiarazioni ai magistrati) nel settore dei rifiuti. Imprese ritenute dal gip «geneticamente connesse e funzionali alla camorra casalese» nelle quali, afferma il pentito Gaetano Vassallo, il sottosegretario avrebbe esercitato un ruolo di «promozione politica delle iniziative, controllo delle strategie, dominio (condiviso) delle assunzioni, delle nomine, degli incarichi» al punto da sostenere: «L´Eco4 song´ io». L´espansione della società mista Eco4 riconducibile agli Orsi incarna secondo il gip «il paradigma dell´impresa mafiosa». A testimoniarlo c´è anche la vicenda della realizzazione del termovalorizzatore di Santa Maria La Fossa, nella quale, secondo Vassallo, Cosentino «si era adeguato alle scelte fatte a monte dal clan dei Casalesi».
«Nicola è il mio padrone». Il gip cita una telefonata nella quale Sergio Orsi «intimorito della sola prospettiva che qualcuno potesse presentarlo a Cosentino come un ostacolo sul percorso delle assunzioni clientelari» dice: «Nicola è il mio padrone». E aggiunge: «Più di quello nessuno ti poteva raccomandare. Per quanto riguarda noi, fai conto che sei già dentro».
«Io per te mi faccio uccidere». Ma è lo stesso Sergio Orsi, in un´altra telefonata, a riferire il contenuto di un colloquio con Cosentino il quale gli avrebbe detto: «Ma non tieni fiducia in me, io per te mi faccio uccidere». Frase che il gip utilizza per sottolineare quello che definisce come «il patto di lealtà con l´imprenditore mafioso che lo stesso Cosentino, nel resoconto telefonico di Sergio Orsi, orgogliosamente rivendica».
Le assunzioni. Michele Orsi fissò nel 70 per cento delle risorse umane la quota di assunzioni « effettuate in concomitanza con le scadenze elettorali o per conquistare il favore di persone che potevano tornare utili». Fra gli sponsor delle persone da assumere, secondo Orsi, anche il cardinale Crescenzio Sepe. «Cosentino ci chiese l´assunzione di due suoi nipoti», ha sostenuto l´imprenditore ucciso nel 2008.
La “guerra” contro Fisia. Uno degli episodi riguarda la «strategia di creazione di un ciclo integrato dei rifiuti» teso a estromettere, nel 2001-2002, gli originari affidatari di Fisia Italimpianti. I «momenti cruciali» di questa strategia sono stati «tutti patrocinati da Cosentino», argomenta il gip. E accusa: «La politica di boicottaggio del sistema affidato a Fisia Italimpianti, la promozione dell´Impregeco (un consorzio nel quale erano interessate anche le imprese riconducibili agli Orsi n.d.r.), la monopolizzazione dei servizi di raccolta dei rifiuti obbediscono obiettivamente a una strategia convergente con quella del clan dei Casalesi e degli operatori criminali campani del settore che dovettero sentirsi penalizzati dall´esclusiva conferita agli imprenditori del Nord».
«Cosentino faccia il cinema». È in questo capitolo che viene citata una telefonata fra gli ex subcommissari Giulio Facchi e Massimo Paolucci intercorsa dopo che l´allora ministro Altero Matteoli aveva dato lo stop all´ordinanza per la discarica di Lo Uttaro. Nella conversazione, Facchi «prefigura e auspica che Cosentino vada dal ministro e “faccia il cinema”».
Bassolino testimone. Ed è con riferimento alla convenzione con Impregeco che viene sentito in Procura come teste il governatore Antonio Bassolino, all´epoca dei fatti commissario straordinario per i rifiuti. Ascoltato il 13 febbraio, Bassolino, rileva il gip, «non sapeva fornire ragioni sull´ordinanza e la convenzione che pure ebbe a firmare»: «Il mio ruolo e le mie plurime incombenze non mi consentivano di avere una cognizione tecnica specifica delle vicende, fu per questo che nominai Paolucci vicario». E in un altro passaggio Bassolino dice: «Non riesco a ricordare le ragioni per le quali si giunse a tale convenzione». Quindi il governatore conferma la paternità di Facchi sulla convenzione sottolineando: «Posso dire che certamente fu tra gli autori principali perché era il sub commissario incaricato di tali individuazioni».
Gli altri politici. L´ordinanza riguarda il solo Cosentino. Agli atti ci sono numerosi riferimenti all´ex ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi, di area An, ritenuto l´altro referente politico degli Orsi, imputato in troncone del procedimento per un episodio di corruzione aggravata poi stralciato. Ma in un verbale il pentito Vassallo riferisce di una riunione avvenuta nel 2007 nel corso della quale Raffaele Bidognetti, indicato come “reggente del clan”, avrebbe riferito che «gli onorevoli Italo Bocchino, Nicola Cosentino, Gennaro Coronella e Landolfi facevano parte del nostro tessuto camorristico». Coronella, Landolfi (che replica, definendo Vassallo «un inquinatore bugiardo») e Bocchino (quest´ultimo peraltro in prima fila nei giorni scorsi nel contrasto alla possibile candidatura di Cosentino alla Regione) non risultano indagati