"Arrestate l’onorevole Cosentino" Il gip accusa: è legato alla camorra

Napoli, richiesta alla Camera. È in corsa per la Regione Campania
10 novembre 2009 - Dario Del Porto
Fonte: Repubblica Napoli

Nicola Cosentino, deputato del Pdl, sottosegretario all’Economia e candidato in pectore alla presidenza della Regione Campania, deve essere arrestato per i suoi rapporti con il clan camorristico dei Casalesi. Lo scrive il giudice di Napoli Raffaele Piccirillo nell’ordinanza di custodia cautelare che passa all’esame della Camera per la decisione sull’autorizzazione a procedere. Il provvedimento è stato firmato ieri, gli atti arriveranno a Roma in queste ore. Si chiudono dunque tredici mesi scanditi dalle indiscrezioni sui risvolti dell’inchiesta e segnati nelle ultime settimane dalle riserve, manifestate anche da esponenti dello schieramento di centrodestra, sulla opportunità della candidatura di Cosentino alla poltrona di governatore. Corsa che, a questo punto, appare già chiusa per l’avvocato di Casal di Principe capace di scalare le gerarchie del partito di Berlusconi fino a diventarne leader regionale.
Ma con il provvedimento del giudice ormai all’attenzione di Montecitorio, sul tavolo della partita politica che si gioca intorno al caso Cosentino arrivano non più solo le voci ma anche i contenuti dell’indagine che coinvolge il sottosegretario all’Economia. La Procura ipotizza l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, reato per il quale la legge non contempla misure diverse dal carcere. I pm Alessandro Milita e Giuseppe Narducci hanno raccolto le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia fuorisciti dalla cosca raccontata da Roberto Saviano in Gomorra, il temibile clan dei Casalesi. Fra questi, l’imprenditore del settore dei rifiuti Gaetano Vassallo, che ha cominciato a rendere dichiarazioni nel 2008, ma anche Domenico Frascogna, le cui rivelazioni risalgono a dieci anni prima, Carmine Schiavone, il primo esponente di spicco del clan dei Casalesi a passare dalla parte dello Stato, e Michele Froncillo.
L’impianto iniziale dell’indagine è stato successivamente integrato dagli inquirenti con ulteriore materiale investigativo e questo, oltre alla evidente complessità della materia, ha determinato uno slittamento nelle conclusioni del gip Piccirillo, magistrato al quale vengono riconosciute dagli addetti ai lavori doti di correttezza e grande competenza. Il provvedimento emesso dal giudice riguarda unicamente la posizione di Cosentino e verosimilmente non prende in esame intercettazioni dirette o indirette in quanto non utilizzabili senza la preventiva autorizzazione da parte delle Camere. L’efficacia del provvedimento è sospesa in attesa delle determinazioni del Parlamento. E l’indagato si prepara a replicare energicamente alle contestazioni sia a Montecitorio che a Palazzo di Giustizia. La difesa del sottosegretario ha chiesto al procuratore capo Giandomenico Lepore di interrogare personalmente Cosentino. La richiesta era stata formalizzata ieri mattina, prima che le indiscrezioni sulla firma dell’ordinanza da parte del giudice assumessero contorni più nitidi rispetto alle voci dei giorni scorsi, con quattro pagine firmate dagli avvocati Stefano Montone e Agostino De Caro e corredate da severe considerazioni. I legali hanno ripercorso le fasi che hanno accompagnato la vicenda dall’ottobre 2008, quando L’Espresso pubblicò i primi verbali nei quali il pentito Gaetano Vassallo chiamava in causa Cosentino, fino agli ultimi giorni caratterizzati, scrivono i due penalisti, da una «pesantissima campagna mediatica».
L’intera situazione, sostengono Montone e De Caro, «ha ormai poco di processuale, toglie ogni sostanziale efficacia alla presunzione di non colpevolezza e avvilisce i diritti di cittadino» del sottosegretario. Il quale, rimarcano gli avvocati, «non chiede minimamente alcun trattamento differenziato in dipendenza del ruolo politico istituzionale ma insiste per il riconoscimento di spazi ordinari e minimi di esercizio dei propri diritti» ritrovandosi ad essere «gravato da voci e sospetti da cui pure la Procura dovrebbe proteggere ogni cittadino assumendo tempestive e adeguate iniziative di qualunque segno la cui mancanza - si legge ancora - legittima e autorizza un incivile gioco al massacro».

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