E sui rifiuti è sempre emergenza

13 novembre 2009 - Claudio Pappaianni
Fonte: L'espresso

Il sottufficiale in mimetica e anfibi sorseggia il suo caffè mentre parla al telefonino: -Ti manderò tutti i documenti entro il 31 dicembre perché poi chiudiamo, passiamo le consegne-. Poi posa la tazzina vuota sul bancone del Gamhrinus, storico bar che affaccia su piazza del Plebiscito, e torna a Palazzo Salerno. sede del Commissariato Rifiuti. Per lui come per gli altri 2 mila militari impegnati a Napoli nella ‘missione munnezza’ è già iniziato il conto alla rovescia. La fine dello stato di emergenza resta fissato per legge al 31 dicembre 2009, anche se una nuova crisi è alle porte. I primi segnali ci sorto stati due seminane fa: a San Giorgio a Cremano, a Quarto. e in tutti i comuni -sentinelle- negli anni passati della catastrofe, la raccolta della spazzatura si è fermata per alcuni giorni. Da un lato la protesta degli addetti ai lavori, dall’altro problemi nello smaltimento in discarica.
Per le strade si sono rivisti ovunque cumuli di sacchetti colorati, anteprima del remake del film sulla spazzatura campana campione di ascolti due anni fa su tutte le tv del mondo. Eppure, il primo ad avere già pronti gli scatoloni per il trasloco è proprio Guido Bertolaso. Fiaccato dalle tensioni e dalle inchieste giudiziarie, pronto a lasciare nonostante dopo 18 mesi il governo Berlusconi sia in deciso ritardo nella sua road-map. «Liberare le strade dai rifiuti, allestire le discariche, costruire i termovalorizzatori e avviare la raccolta differenziata- era il piano sulla carta a giugno 2008. Ma l’unica vera mission fino a oggi è stata quella di individuare buche dove infilare la monnezza napoletana, La differenziata resta insufficiente e l’inceneritore di Acerra é ancora fermo, runica cosa ad andare in turno sono le risorse: l’intera gestione costa oltre 2 milioni di curo al giorno, Tutti a carico dei cittadini campani, che già ora pagano la tassa di smaltimento più cara d’Italia. Per un servizio che continua ad essere inadeguato.
Promessa delusa ‘Questo pulsante è l’esempio pratico del cambiamento della situazione’, pontificò il premier il 23 marzo mentre con il pollice destro azionava l’inceneritore di Acerra. Ma dopo otto mesi sono state incenerite solo 1.900 tonnellate di rifiuti, quante ne dovrebbero essere distrutte ogni giorno. Perché, così com’è, l’Impianto è una bomba ecologica. Altro che termovalorizzatore. Così da settimane il “mostro” non brucia rifiuti e non produce energia: è spento, Ogni giorno, operai specializzati lavorano a ritmo serrato per mettere a punto turbine, filtri e ciminiere; “Finiremo presto anche perché poi dovremo iniziare subito i lavori a Santa Maria la Fossa”, dice uno di loro. Così, quello che per il pentito Gaetano Vassallo è l’impianto dei casalesi, sarà il prossimo inceneritore a essere costruito in Campania. Un azzardo. Ma l’imperativo è quello di avviare subito i cantieri, costi quel che costi.
Il ciclo non funziona senza inceneritori e con una differenziata ancora al di sotto del 15 per cento, la metà dei rifiuti finisce in discarica. II resto, destinato ad Acerra, continua a essere stipato nei centri di stoccaggio. Così, solo nel 2009, oltre 700 mila tonnellate di rifiuti sono stati “parcheggiati” fuori discarica: triturati, compressi e avvolti nel cellophane. Altre 500 mila “balle” che si aggiungono alle 4 milioni e 200 mila censite nella relazione 2008 di Bertolaso al Parlamento. Tutto questo mentre le discariche previste continuano a fagocitare senza sosta scarti indifferenziati. Ma basta un incidente, un piccolo intoppo, e la rete mostra i suoi limiti. Così, quando per una frana si è dovuto interrompere per quasi due settimane lo sversamento a Chiaiano, i rifiuti di Napoli sono finiti tutti a Terzigno, in un mega invaso costruito in pieno parco naturale a poche centinaia di metri daI cratere del Vesuvio e circondato dai vitigni del Lacrima Christi, uno dei migliori vini campani. Un nuovo triste primato per la regione delle deroghe infinite. dove è possibile smaltire in discarica anche rifiuti speciali. Quel che non è ancora consentito è che una discarica istituizionale sia abusiva. Per questo si nasconde il fatto che una parte dell’impianto di Chiaia no ricade, pur non essendo autorizzato, nel Comune di Marano. Cosi com’è andrebbe sequestrato. Sul funzionamento di questa struttura Berlusconi ci aveva messo la faccia: -Lo Stato tornerà a essere lo Stato-. Seguirono gli scontri e la militarizzazione. Nell’estate 2008, mentre a buste ancora chiuse già circolava il nome della ditta che avrebbe gestito l’impianto. i carabinieri segnalavano il rischio di infiltrazione della camorra dei Nuvoletta e dei Mallardo, nuovi pretendenti al banchetto dei rifiuti. Un allarme mai tramontato. Ad agosto 2009, intanto, i comitati di cittadini hanno denunciato la presenza di un camion con rifiuti radioattivi. -Lo hanno individuato i militari, la situazione è sono controllo-, aveva minimizzato il Commissariato. Ma dopo tre mesi l’autocompattatore col carico radioattivo è ancora lì e da qualche giorno è affiancato da un altro mezzo sospetto.
Dove comandano i clan. ln principio fu Ferrandelle. una discarica in verticale nel territorio dominato dai casalesi: doveva essere un sito provvisorio ma il Governo Berlusconi trasformò per decreto quelle montagne di sacchetti in una discarica. Per mesi le ruspe hanno continuato ad ammassare spazzatura mentre il percolato inondava i campi circostanti, dove ancora oggi pascolano le bufale e vengono coltivati ortaggi. Diciotto mesi dopo. Ferrandelle ha chiuso: 3 quota 500 mila tonnellate secondo il Commissariato, un milione per Legambiente Campania. Ora tutto verrà trasferito nel nuovo sito di San Tammaro, a poca distanza e nello stesso feudo criminale. dove sorgerà anche un impianto per il trattamento della frazione timida. Ma prima ci sarà da spostare 18 mila balle lì nell’ultimo anno e destinate ad Acerra. A chiudere il triangolo industriale dei rifiuti a Gomorra sarà l’inceneritore di Santa Maria la Fossa, già circondato da altre discariche ormai sature.
Primavera di fuoco Se l’impianto di Acerra cominciasse a funzionare a “pieno regime”, le discariche previste garantirebbero autonomia per due anni al massimo. Ma l’unica cosa certa è che per allora non sarà pronto nessuno dei nuovi inceneritori previsti, per ognuno dei quali servono almeno 40 mesi di lavoro ininterrotto e senza intoppi. Così. nell’autunno 2011 la Campania piomberà in un’emergenza senza precedenti, perché sarà davvero complicato trovare spazi disponibili, tappeti sotto i quali continuare a nascondere la spazzatura. Per allora la responsabilità sarà nelle mani dei presidenti di provincia, che già dal prossimo primo gennaio dovranno gestire l’intero ciclo dei rifiuti attraverso apposite società. Finora solo Caserta ha già varato la struttura. A Napoli, Salerno. Avellino e Benevento tutto è ancora fermo o quasi. Perché nessuno è disposto a gestire la partita più delicata: l’assunzione degli oltre 12 mila dipendenti di consorzi, impianti e società comunali. Un esercito di lavoratori, con un costo che supera i 40 milioni al mese, pronto a scendere in piazza. Preoccupato dai ritardi. Bassolino ha chiesto a Palazzo Chigi una proroga di sei mesi prima del passaggio alla gestione ordinaria: il rischio di una campagna elettorale per le regionali con le strade invase dai rifiuti e dalle proteste. In quella che sarà, per Napoli e la Campania. una primavera di fuoco. Su tutti i fronti.

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