Rifiuti, l’accusa dei pm: disastro ambientale

Discarica di Lo Uttaro, chiusa l’indagine su commissariato e Arpac: «Causato inquinamento irreversibile»
13 novembre 2009 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Inquinamento irreversibile del territorio e delle falde acquifere. È l’ultimo atto d’accusa della Procura di Napoli nel corso delle inchieste sulla gestione commissariale dei rifiuti in Campania, l’ultima mossa per mettere a fuoco cosa è realmente avvenuto nella regione diventata famosa nel mondo anche per la crisi spazzatura. Diciotto avvisi di conclusione indagini - l’atto che in genere prelude a una probabile richiesta di processo -, sotto inchiesta finiscono manager privati, amministratori di consorzi di bacino e funzionari del Commissariato per l’emergenza rifiuti in Campania. La firma al nuovo atto d’accusa la mette il procuratore Giovandomenico Lepore - da un anno titolare delle indagini regionali sulla gestione commissariale del ciclo raccolta rifiuti - e i pm Milena Cortigiano, Lucia Esposito e Pasquale Ucci. Nuove accuse, dunque, che puntano l’indice contro la gestione della discarica casertana di Lo Uttaro, spaccato territoriale che ha attirato per anni interessi affaristici di politici e imprenditori in odore di camorra. Oggi, le nuove accuse riguardano invece reati a carattere ambientale, che aprono lame di luce sulla gestione della grande «gola» di Lo Uttaro: si va dalla gestione abusiva della discarica, al traffico illecito di rifiuti; dalle false attestazioni contestate, tra gli altri, a un funzionario Arpac, fino a all’ipotesi maggiormente ad effetto - disastro ambientale - per aver «provocato un inquinamento irreversibile» nella zona del sito». Per anni - a leggere le conclusioni del pool Ecologia guidato dall’aggiunto Aldo De Chiara - l’invaso avrebbe ingoiato rifiuti pericolosi spacciati per spazzatura indifferenziata grazie al meccanismo della falsa certificazione; per anni, la grande discarica avrebbe ingoiato percolato, in totale assenza di pavimentazione o altri meccanismi di difesa del territorio, anche grazie a controlli posticci fatti da un funzionario Arpac, l’azienda regionale travolta di recente dall’inchiesta sui vertici Udeur in Campania. Ma chi sono i nuovi indagati del libro nero dell’emergenza rifiuti? Tra i diciotto coinvolti c’è il nome di Michele Greco, (funzionario del commissariato di governo sotto la gestione Bertolaso, già imputato nel processo ecoballe), che risponde in questa vicenda di un’ipotesi di omissione in atti d’ufficio, perché «nonostante l’esito delle analisi, dalle quali risultava che in Lo Uttaro venivano sversati rifiuti pericolosi, ometteva di disporre la chiusura della discarica, atto che doveva essere compiuto per ragioni di igiene e sanità pubblica». Tra gli indagati, anche Claudio De Biasio, ex responsabile del Commissariato, che proprio in queste ore incassa un altro atto d’accusa, con la formale conclusione delle indagini per i presunti falsi collaudi degli impianti cdr. Ma a chi viene contestata l’ipotesi di disastro ambientale? Sotto accusa, tra gli altri, finiscono Aniello Mastropietro, ex titolare della discarica poi ribattezzata Lo Uttaro; Antonio Limatola, amministratore del consorzio di Bacino Acsa Ce3, Pasquale Moschella, responsabile impianto sammaritano Cdr; Emilia Tarantino, commissario governativo Ce4. Accuse che ora attendono eventuali interrogatori e memorie difensive, con la replica delle parti, rappresentate tra gli altri dai penalisti Bruno Botti, Claudio Botti, Ilaria Criscuolo, Andrea Garaventa, Giuseppe Fusco, Giuseppe Stellato, Aldo Tagliaferro.

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