Video-inchiesta sui benefici del nuovo sistema. L’allarme degli ecologisti: è sbagliato investire solo il 7 per cento

«Raccolta porta a porta, servono più fondi»

Appello dell’Osservatorio Wwf-Greenpeace sulla differenziata sperimentale. In un anno raggiunta quota 75%
11 novembre 2009 - Tullio De Simone
Fonte: Il Mattino

Dieci minuti dieci per ascoltare dal vivo gli umori della gente e fare emergere un bilancio concreto. Tanto è durata una video-inchiesta, realizzata nel luglio scorso, per radiografare e capire insieme alla popolazione coinvolta, il primo anno di raccolta differenziata «porta a porta» in città. È stata realizzata, dopo l’emergenza rifiuti, dall’Osservatorio specifico di Wwf e Greenpeace, che ha scandagliato il percorso sin qui effettuato con questa esperienza. Ebbene, i dati emersi alla Camera di Commercio, nel corso di una apposita conferenza stampa, parlano di un 75% di raccolta differenziata in quelle aree in cui è stato adottato il sistema «porta a porta». Novantamila gli abitanti sin qui coinvolti in questa fase sperimentale, ovvero oltre 31mila famiglie e 2mila esercizi commerciali, nelle aree Colli Aminei, Ponticelli, Rione Alto, Chiaiano e Bagnoli. E dal reportage dell’Osservatorio spicca un dato importante: in questi quartieri del «porta a porta», dopo un anno, la differenziata ha raggiunto una raccolta procapite di 203 chili di materiali da avviare al riciclo. E non solo: attraverso questo sistema, nel 2009, oltre novemila tonnellate di anidride carbonica non sono state emesse nell’atmosfera. Insomma, risultati lusinghieri e che promuovono il piano avviato da Asìa e Comune. Si ritiene soddisfatto Paolo Giacomelli, assessore all’Igiene Urbana: «Il Comune ha rispettato gli impegni presi, avendo in 14 mesi realizzato il porta a porta per 140mila abitanti». Gli fa eco Daniele Fortini, amministratore delegato Asìa: «Dopo un anno di vera differenziata abbiamo superato il 20% sul totale di materiali raccolti. Per fine anno su 530mila tonnellate oltre 100mila saranno inviate al riciclaggio. Abbiamo evitato che 10mila camion scaricassero in discarica». Ma non è tutto oro ciò che luccica in questa video-inchiesta e così Wwf e Greenpeace hanno messo in vetrina alcuni punti critici del sistema, vedi la migrazione dei rifiuti (nei quartieri del «porta a porta» per pigrizia o irresponsabilità i residenti preferiscono buttare il sacchetto indifferenziato nel territorio vicino non sottoposto a vincolo) e i disagi legati alla mancata raccolta ad orari precisi. «Abbiamo verificato la voglia dei cittadini di impegnarsi nella raccolta differenziata e di riscattare la propria immagine agli occhi del mondo - ha sottolineato Ornella Capezzuto, presidente regionale del Wwf - ma riteniamo che questo sforzo debba essere supportato dalle istituzioni attraverso nuovi investimenti. I risultati sono stati ottenuti solo con il 7% dell’intero bilancio annuale dell’Asìa, pari a 170 milioni di euro per il 2009. Sono certa che un impegno economico stabile possa ricostruire il rapporto di fiducia con i cittadini e consentire il maggiore recupero di materiali». Gli ecologisti insomma, sperano vivamente che non si arrivi a un blocco del piano per carenza di fondi. Intanto, la lista dei quartieri attivi nella raccolta «porta a porta» si è allungata. A settembre a San Giovanni a Teduccio sono state coinvolte oltre 10mila famiglie per un totale di 30mila abitanti. In questa settimana partirà il Centro Direzionale ed entro fine anno si dovrebbe iniziare anche a Barra (10mila famiglie), Scampia (12mila famiglie) e Rione Lieti (4mila famiglie) per raggiungere la quota di 200mila abitanti coinvolti, ossia un napoletano su cinque. «Ora il passo successivo è la realizzazione degli impianti di compostaggio sul territorio comunale, sempre annunciati e mai realizzati» ha affermato Daniela Massa, portavoce di Greenpeace Napoli.

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