Il gip: assunzioni a raffica in cambio di voti
Ci sono i fondi assicurati alla imprenditoria giovanile, ma anche gare d’appalto costruite a tavolino, associazioni di imprese nate con l’abito cucito addosso e un gruppo di esperti nei certificati antimafia. Sono i pilastri del patto tra clan, imprese impegnate sul fronte dell’emergenza rifiuti e politici di spicco nazionale. Tra questi, Nicola Cosentino - destinatario di una misura cautelare per concorso esterno in associazione camorristica - ma anche il parlamentare Mario Landolfi, finito sotto inchiesta per un’ipotesi di corruzione nel processo sulla gestione del consorzio di bacino Ce4. Favori e voti, dunque, nella grande macchina clientelare dell’emergenza rifiuti. Assunzioni «massicce». Avvenivano in coincidenza con le scadenze elettorali, scrive il gip Raffaele Piccirillo commentando alcuni brani di un interrogatorio dell’imprenditore Michele Orsi (titolare della Ecoquattro ucciso in un agguato di camorra). Orsi «confermava il rapporto politico privilegiato allacciato sin dagli albori della società mista, a suo dire su sollecitazione del presidente Valente, con Nicola Cosentino e Mario Landolfi e descriveva - spiega il giudice - i termini essenziali dello scambio instaurato con i detentori del potere politico». A proposito delle assunzioni, «Orsi parla addirittura del 70 per cento delle risorse umane di personale inutile e talvolta del tutto inoperoso, effettuate in concomitanza con le scadenze elettorali o per conquistare il favore di persone che potevano tornare utili in ragione del ruolo professionale o politico rivestito rappresentavano la contropartita che i protettori politici richiedevano e puntualmente ottenevano dagli imprenditori mafiosi della Eco4. Una società mista che faceva comodo a tutti: «L’Eco4 si rivelò poi una società che faceva comodo a tutti. Circa il 70% delle assunzioni che vennero poi operate per la Eco4 erano inutili ed erano motivate per lo più da ragioni politico-elettorali, richieste da Valente, Cosentino e Landolfi. Vi erano poi alcune assunzioni che furono motivate dalla necessità di assecondare gli interessi delle amministrazioni comunali, utili per ottenere gli affidamenti». Orsi cita le assunzioni di un vicesindaco e di un consigliere comunale entrambe richieste da Cosentino, «che avrebbe poi richiesto l’assunzione di due nipoti del Cardinale Sepe, da noi regolarmente attuate». Circostanza quest’ultima resa nota lo scorso anno in un’intervista televisiva dell’imprenditore Michele Orsi, smentita in modo categorico dalla stessa curia napoletana. Lo studio di via Chiaia e la gara truccata. Agli atti dell’inchiesta anche un appalto vinto dalla ditta dei fratelli Orsi, grazie a una gara costruita a tavolino in uno studio professionale di via Chiaia. Decisivo il ruolo del funzionario commissariale Bruno Orrico (che va considerato innocente fino a prova contraria), spesso convocato - secondo il pentito Vassallo - proprio per la sua competenza giuridica in tema di appalti: in cambio, secondo i pentiti, una Bmw (mai regalata nei fatti) e lavori gratis in casa di una conoscente di Orrico. Fatti, al momento privi di riscontri. I certificati antimafia. Appena otto mesi fa, il gip di Napoli Enrico Campoli chiudeva i primi due tronconi dell’inchiesta su camorra-politica-rifiuti. Tra gli imputati che avevano chiesto il rito abbreviato, c’era anche Ernesto Raio, funzionario della prefettura di Caserta poi passato al commissariato per l’emergenza rifiuti, capo di gabinetto dell’allora commissario Corrado Catenacci. È stato assolto. A giudizio, invece, Salvatore Andreozzi, dipendente dell’ispettorato del lavoro di Caserta e componente, fino al 2004, del gruppo antimafia della Prefettura. È accusato di aver truccato le carte in favore dei fratelli Orsi in cambio di regali e favori.