Spuntano le fumarole dal cimitero dei veleni
Riaffiora il «cimitero dei veleni». Più che l'incuria ha potuto l'erosione. Ha ceduto il «sarcofago di terra» che, da quasi un ventennio, ha occultato alla vista i fusti di rifiuti tossici interrati e nascosti nell'ex-cava Moccia. È bastato un banale smottamento del terreno per far scattare un serissimo allarme ambientale. Costruito in tutta fretta con materiale di riporto, si è di nuovo fratturato il tappo di copertura. E si sono aperte nuove vie di fuga per l' immissione in atmosfera di fetide esalazioni di gas caustici. Materiale volatile che ha messo a dura prova le narici e la resistenza fisica dei vigili urbani di Maddaloni intervenuti sul sito. Ma il bersaglio della discarica sono soprattutto le persone che vivono e lavorano nella fascia di terra, compresa tra l'ex-statale 265, la periferia sud di San Marco Evangelista e l'autostrada Caserta-Salerno. Mai messo in sicurezza, il sito (ricavato da un'ex-cava di tufo) ospita rifiuti dei quali non è stata ancora definita la quantità e la qualità. «A confronto - testimonia Crispino Cicala, presidente del Comitato ex-Foro Boario - i disagi patiti per la diossina, liberata dall'autocombustione della quasi adiacente discarica dell'ex-Foro Boario, sono da considerarsi irrilevanti». Cicala, tra i primi a lanciare l'allarme e ad allertare le autorità, parla di «seri problemi di lacrimazione e di respirazione difficile» accusati da quanti si avvicinano alla fumarola che si è aperta su una frattura orizzontale nel terreno, lunga oltre quattro metri. E sulla vicenda del cimitero dei veleni occultati si stanno muovendo, al riparo da giustificati allarmismi, la Guardia Forestale, i Noe, l'ex-Asl Ce1, la protezione civile del Comune di Maddaloni. Anche i sindaci Farina (Maddaloni) e Zitiello (San Marco Evangelista) hanno disposto le prime segnalazioni. «Potrebbe non bastare - conclude Cicala - perché urge un intervento di immediata messa in sicurezza». Su tutto, fermare le immissioni in atmosfera. Esalazioni, che soprattutto all'alba e per le particolari condizioni di bassa pressione atmosferica, alimentano una nebbia irrespirabile. Poi c'è la preoccupazione per lo stato di degrado dei contenitori e la contaminazione di eventuali metalli pesanti Sul caso, il sindaco Michele Farina e l'assessore all'ambiente Salvatore Liccardo hanno avviato una ricostruzione degli eventi: un'indagine amministrativa per risalire alle responsabilità sull'omessa messa in sicurezza. E insieme ai fusti affiora una storia costellata di sequestri giudiziari e di inerzie operative. Il sito dell'ex-cava Moccia è stato sottoposto per ben tre volte a sequestro. In aggiunta, sul sito sono state condotte anche prospezioni geofisiche per l'individuazione delle dimensioni e della consistenza delle non meglio precisate masse sepolte. «Sul caso - annuncia Farina - condurremo la stessa battaglia fatta contro chi voleva trasformare questo cimitero dei veleni in una discarica durante l'ultima emergenza rifiuti».