L’amministratore delegato dell’azienda irpina, seconda in Italia per cittadini serviti: così si viola il decreto 135

«Gestione rifiuti ai privati, unica garanzia»

De Vizia: strumentali le motivazioni a favore del pubblico, la Provincia riconsideri la decisione
10 novembre 2009 - Generoso Picone
Fonte: Il Mattino Avellino

«Controllori e controllati in una sola figura. Può mai essere questa una soluzione politica e civile praticabile, per giunta in un settore come quello dei rifiuti in Campania dove c’è necessità estrema di vigilare e garantire la massima efficienza?». L’interrogativo è di Emilio De Vizia, amministratore delegato del gruppo irpino che è al secondo posto nella graduatoria nazionale per numero di cittadini serviti, due milioni tra il Friuli, il Piemonte, il Veneto, la Val d’Aosta, al Sardegna e il basso Lazio. Poco in Campania, soltanto qualche comune nel Sannio, ancor meno in provincia di Avellino. De Vizia non riesce ad accettare l’idea che l’amministrazione di Palazzo Caracciolo sia indirizzata verso la realizzazione di una società esclusivamente pubblica per la gestione del ciclo integrato. Non lo convincono le giustificazioni e così ribalta il ragionamento. «Ma come, il presidente Cosimo Sibilia da senatore del Pdl a Roma vota in difesa della norma che apre ai privati e ad Avellino ne contraddice il dettato?» Le motivazioni della Provincia sono sostenute da ragioni di opportunità ambientale. «Ma c’è un aspetto normativo imprescindibile. Il decreto legge 135 parla chiaro. Indica che i servizi pubblici devono essere affidati a privati attraverso regolari gare d’appalto o andare a società miste. I cosiddetti affidamenti in house sono possibili solo in presenza di particolari condizioni che rendano impossibile l’accesso al mercato e dopo aver preventivamente acquisito il parere dell’Autorità per la concorrenza». Quali sono le particolari condizioni? «Faccio l’esempio di Venezia, dove si raccolgono i rifiuti nell’area della laguna, o di un comune che si trovi a 250 e più metri d’altezza. In questi casi il privato può non trovare convenienza a partecipare a una gara e quindi l’ente pubblico deve attrazzarsi di conseguenza». Torniamo all’opportunità ambientale. Chi propone una società pubblica sostiene che questa possa essere l’unica garanzia per evitare infiltrazioni malavitose nel settore. «Io dico che laddove è stata riscontata l’infiltrazione della malavita si è accertato - e cito il caso del Consorzio Caserta 4 - che ciò era dovuto all’intreccio con gli interessi di certa politica e, in particolare, nel campo dei rifiuti industriali. Ma mi chiedo: le organizzazioni di malaffare hanno sempre puntato a inserirsi, e spesso con successo, nel settore dell’edilizia. Allora che cosa si fa? Il pubblico non fa più gare di appalto perché teme questo rischio?». Altro timore: arriva il privato, applica la logica puramente imprenditoriale e riduce al minimo il personale di aziende e consorzi, con devastanti ricadute sul piano occupazionale e del servizio stesso. «Anche qui si dice una cosa non vera. I dipendenti delle società pubbliche e private hanno contratti diversi che però concorrono e sono identici nel definire i loro diritti, quello al lavoro per primo. Ogni impresa privata ha l’obbligo di assumere il personale assunto dall’azienda pubblica negli ultimi sei mesi e questo i sindacati lo sanno bene, ma hanno paura di perdere privilegi. Quello che forse non sanno, invece, è che considerando la situazione in provincia la manodopera attuale è insufficiente». Gli impianti, però, li ha costruito il pubblico. «Ma ha bandito gare vinte dai privati. Poi, parliamo chiaro, parliamo di impianti quantomeno da aggiornare. Ricordo solo che noi stiamo realizzando una struttura di compostaggio in provincia di Udine per un bacino di 300mila abitanti». La Provincia comuqnue ha intenzione di aprire a una partecipazione del privato nella gestione della raccolta differenziata. «Elemosina. Non saprei rispondere altro. La verità è che la presenza del privato nel settore, con la guida dei processi saldamente in mano al pubblico, rappresenta l’unica possibilità per razionalizzare e assicurare un servizio moderno, nella traspatenza e nell’efficienza. Il resto non serve».

Powered by PhPeace 2.6.4