Il racconto dei pentiti: così arrivavano i certificati antimafia
Il business dell’emergenza rifiuti e la gestione degli appalti. Le cene elettorali e certe pericolose compagnie. Infine, il rilascio delle certificazioni antimafia a ditte in odor di camorra. È su questo sfondo che si materializzano le grane giudiziarie per il sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino. A tirarlo in causa sono stati alcuni collaboratori e testimoni di giustizia. Due imprenditori, in particolare, hanno riempito pagina e pagine di verbali davanti ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia: Sergio Orsi (fratello di Michele, ucciso dai Casalesi il primo giugno del 2008); e Gaetano Vassallo, l’imprenditore che trasformò in oro il traffico di rifiuti tossici provenienti dal Nord verso la Campania. I due, dunque, hanno parlato a lungo del ruolo di alcuni insospettabili personaggi nel grande affare dell’emergenza rifiuti in Campania e dei presunti contatti tra esponenti politici e il clan dei Casalesi. Parte del contenuto di questi verbali è emerso all’indomani della udienza preliminare celebrata un anno fa davanti al giudice Enrico Campoli, nella quale era imputato il parlamentare di An Mario Landolfi ed i vertici del consorzio intercomunale di bacino Caserta 4. Una decina i verbali raccolti dal pubblico ministero Alessandro Milita: pagine scottanti, dense di rivelazioni e ricostruzioni (anche molto dettagliate) di incontri e conversazioni anche con esponenti politici nazionali. Vassallo svela gli intrecci perversi del rapporto con la politica, fornendo il quadro del presunto sistema di corruttela (con i relativi tariffari) che avrebbe garantito ad alcune aziende riconducibili al clan dei Casalesi di ottenere i necessari certificati antimafia per poter operare; accusa anche un ispettore del lavoro, membro della commissione per il rilascio dei certificati antimafia che fa capo alla Prefettura di Caserta. Ma è il capitolo relativo ai presunti rapporti tra la camorra e il sottosegretario all’Economia che in queste ore torna di grande attualità. Oltre a rivolgere accuse nei confronti di Mario Landolfi (avrebbe chiesto a personaggi vicini al clan dei Casalesi «assunzioni presso l’Eco/4, e in cambio si sarebbe detto a disposizione del clan al fine di consentire l’aggiudicazione di appalti, intervenendo su politici locali o per trasferimenti di affiliati detenuti», l’imprenditore pentito punta il dito contro Cosentino. Anche il coordinatore regionale del Pdl - dichiara il collaboratore - si sarebbe dato da fare per ottenere il trasferimento da un carcere all’altro di Salvatore Cantiello, detto «Carusiello». Poi riferisce di incontri convocati da Francesco Bidognetti «per sostenere il candidato di Forza Italia in occasione delle elezioni provinciali»; di cene tenute in periodi preelettorali ai quali partecipavano noti camorristi di Terra di Lavoro. E aggiunge: «So che Cosentino aveva un interesse diretto nella società Eco/4, che avrebbe dovuto realizzare un termovalorizzatore a santa Maria La Fossa. Poiché i rapporti interni tra Schiavone e Bidognetti erano mutati, Cosentino e i fratelli Orsi lasciarono il gruppo Bidognetti, passando con Schiavone». Ma torniamo a Sergio Orsi e al rilascio delle certificazioni antimafia per poter smaltire i rifiuti. «Nicola Cosentino - ha dichiarato nella fase delle indagini preliminari - mi diede assicurazioni sul fatto che se ne sarebbe interessato. Di lì a un mese seppi del rilascio della certificazione antimafia. Decisi di rivolgermi proprio a lui persi trattava di un politico locale e perché lo conoscevo da tempo, essendo Cosentino mio paesano. Non ebbi alcuna informazione successiva da Cosentino sull’esito del suo impegno; e Cosentino non ebbe, da quel che ricordo, a richiedermi alcun successivo favore»