«Prima di partire, si mise una parrucca e gli occhiali»

Oreste Spagnuolo, collaboratore di giustizia, racconta la dinamica dell’agguato e fa i nomi degli assassini
8 novembre 2009 - r.cap.
Fonte: Il Mattino Caserta

Gli assassini lo stavano aspettando nello spiazzale di terra battuta, proprio di fronte alla palazzina del bar Roxy. Erano lì dalle dieci del mattino, a bordo di una Smart For Four grigio-nera. Tre persone, secondo la prima ricostruzione fatta dagli investigatori, tutte armate di pistole calibro 7x21. Alle 13,30, quando Michele Orsi aveva rinunciato alle piccole precauzioni che prendeva da quando aveva capito di essere in pericolo pur di assecondare un desiderio dei due figli più piccoli, una bottiglia di Coca Cola a tavola, furono esplosi venti colpi. Cinque quelli andati a segno: alla testa e al torace, tutti mortali. Alle 13,40 era tutto finito. Il racconto dell’omicidio di Michele Orsi, all’ora di pranzo del primo giugno 2008, negli atti giudiziari è affidato alla ricostruzione de relato fatta da Oreste Spagnuolo il 7 ottobre, primo giorno di collaborazione con la giustizia. Per sei mesi aveva condiviso l’avventura stragista di Peppe Setola, i rifugi con Giovanni Letizia e Alessandro Cirillo. All’agguato non aveva partecipato in prima persona ma aveva ascoltato la ricostruzione dalla voce di chi aveva sparato. Il commando, aveva raccontato ai magistrati della Dda un anno fa, era partito da Varcaturo intorno alle 9,30 del mattino, quando era arrivata la prima telefonata di Mario Di Puorto incaricato di seguire Orsi per chiamare la battuta. Nell’Alfa 147, vista anche dalla telecamera di una farmacia e già utilizzata nell’omicidio di Umberto Bidognetti, ritrovata in uno scasso dopo il blitz dei carabinieri nel covo di Monteruscello-Varcaturo e prima del pentimento di Spagnuolo, c’erano Setola, Letizia e Alessandro Cirillo. Erano arrivati a Casale in sette minuti, poi si erano appostati in una casa in costruzione, poco lontana da quella di Michele Orsi. Quando Mario Di Puorto fece la seconda telefonata, arrivarono in un minuto al Roxy bar. «Dall’auto - aveva raccontato Spagnuolo - scesero Setola e Letizia mentre Cirillo attendeva alla guida. Setola entrò nel bar e sparò subito a Orsi, che cercò di scappare. Ma fuori c’era Letizia che gli sparò avendolo di fronte, colpendolo alla testa con una 357 Phyton. Letizia prima di partire, si mise una parrucca e gli occhiali, Setola agì senza camuffamenti». Era stato Oreste Spagnuolo a tirare in ballo Mario Di Puorto, che subito dopo l’omicidio si era trasformato in una sorta di detenuto volontario. Murato in casa, simulando al telefono di essere, invece, fuori regione, perché aveva detto no alla strategia stragista di Giuseppe Setola e del suo «capo» Gianluca Bidognetti, ultimo dei figli di Cicciotto. Di Puorto era alla guida della Smart for four grigio-nero notata all’esterno del bar da Sergio Orsi, fratello della vittima, e dal figlio del patron di Ecoquattro. È lo stesso uomo che nei giorni precedenti ne aveva seguito la moglie fino all’istituto scolastico dove insegnava, e che aveva fatto di tutto per farsi notare anche da lui.

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