«Eco4 song'io. Il consorzio è cosa mia» Dalle carte le accuse a Cosentino
«Ecoquattro song'io. Il consorzio è cosa mia». È un Nicola Cosentino che fa valere la forza dei suoi voti e del suo ascendente politico, l'uomo che decide consulenze e consigli di amministrazione del consorzio di bacino che opera sul litorale domiziano. È un uomo, dicono i pentiti, che sa ciò che vuole: mantenere saldo il controllo su quella macchina da guerra elettorale che ruota intorno alla raccolta dei rifiuti, allo smaltimento, alla possibile gestione del termovalorizzatore.
Perché è la scatola infetta nominalmente intestata ai fratelli Sergio e Michele Orsi a filtrare clientele e pacchetti di voti. Quelli del Ce4, tutti convergenti su politici di primo piano del centrodestra. «Nicola è padrone nostro», si affretta a dire Sergio Orsi parlando a telefono con un assessore di Villa Literno. Ed è in questo rapporto di scambio voti-favori che c'è la costruzione fatta nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip di Napoli Raffaele Piccirillo: 293 pagine che raccontano la nascita del consorzio, riepilogano le ragioni della mafiosità della società mista Ecoquattro, spiegano perché tutte le attività svolte all'interno del contenitore, pur se apparentemente legali o di esclusivo malcostume, sono in realtà sintomo e prova di una consapevole convergenza di interessi con la camorra.
Il patto societario - Parla Gaetano Vassallo, l'uomo che ha gestito per una dozzina di anni le discariche - legali e non - delle province di Napoli e Caserta. Gestione per un patto societario, dice il collaboratore di giustizia di antica fede bidognettiana, tra il gruppo Bidognetti e i fratelli Orsi nel momento in cui costoro (per iniziativa soprattutto di Sergio Orsi) decideranno di investire nel settore dei rifiuti. Con l'avallo di tutti i politici, dice Vassallo, smentito con veemenza dai politici citati nei verbali che lo definiscono «un inquinatore bugiardo», dice Mario Landolfi. I politici non sono indagati.
I voti - Vassallo insiste: «Tornando alla riunione in cui venne arrestato Bidognetti Raffaele, ricordo che si fecero i nomi anche di alcuni politici nazionali. In particolare, Bidognetti Raffaele alla mia presenza riferì che gli onorevoli Italo Bocchino, Nicola Cosentino, Gennaro Coronella e Landolfi facevano parte del "nostro tessuto camorristico». Il nome di Pasquale Giuliano compare, invece, in un'altra occasione: le cene elettorali pagate dallo stesso Vassallo, ospite e anfitrione nonostante fosse agli arresti domiciliari.
Coronella annuncia querela e Bocchino dice: «Le parole del pentito Vassallo su alcuni parlamentari credo si riferiscano alla provenienza territoriale degli stessi. Quanto alla mia persona tutti sanno che tra me e la camorra c'è lo stesso rapporto che c'è tra l'acqua e l'olio e quindi è impossibile mischiarli».
I pentiti - Vassallo e non solo, tra i grandi accusatori del sottosegretario Cosentino. Ci sono esponenti interni al clan dei Casalesi (Dario De Simone, Domenico Frascogna, Domenico Bidognetti, Anna Carrino, Luigi Guida, Augusto La Torre, Mario Sperlongano, Raffaele Ferrara, Carmine Schiavone) ma anche imputati-testimoni, come gli stessi fratelli Michele (ucciso il primo giugno del 2008) e Sergio Orsi (detenuto). O come Giuseppe Valente, ex presidente del Ce4, condannato dal gup Enrico Campoli nell'ambito dei primi due tronconi dell'inchesta.
Il memoriale - Nell'ordinanza c'è spazio anche per una lunga dichiarazione della vedova Orsi, che ha confermato le conoscenze e le frequentazioni altolocate del marito. Aggiungendo: «Dopo la morte di Michele ho trovato un suo memoriale da lui manoscritto, insieme a un incartamento relativo ad atti processuali».
Bipartisan - Tutti per uno, una mangiatoia bassa e buona per tutti. È sempre Valente a parlare: «Quanto al presidente Carlo Savoia dell'Ecoquattro, nomina precedente alla mia, questi era stato scelto da Nicola Cosentino, questi faceva infatti politica con Forza Italia. Suo fratello era, all'epoca, sindaco di un Comune del Bacino del Ce2, in particolare del Comune di Sant'Arpino, e ricordo che militava nei Ds».
Il mandato - Ancora Valente: «Io ho sempre agito su esclusivo mandato dei miei referenti politici, Nicola Cosentino e Mario Landolfi, tant'è che tra i revisori dei conti dell'Impregeco, Mario Landolfi mi fece inserire proprio Raffaele Chianese (ex vicesindaco a Mondragone)». A Cosentino l'ex manager del Ce4 attribuisce persino la partecipazione, attraverso prestanome, in una società del gruppo facente capo ai fratelli Orsi, la Enterprais).
Il futuro - L'affare rifiuti affidato a Impregeco viene raccontato dal solito Valente: era un ente «di natura formale» ma interamente finanziato dal Commissariato di Governo. Con l'ovvio ingresso dei privati.
Facchi e i sindaci - Parla Vassallo, il primo cittadino di Cancello Arnone conferma: «Rappresento che non tutti i Comuni furono d'accordo nell'affidare all'Ecoquattro il servizio di raccolta. Ricordo in particolare il comportamento del sindaco di Cancello Arnone il quale si dimostrò apertamente contrario: il costo era troppo alto. Ma fu convinto da Facchi il quale gli inviò una lettera e lo indusse a mutare il suo orientamento». In realtà, non volevano avere a che fare soprattutto con i fratelli Orsi, che si mostravano troppo arroganti: «I sindaci con loro non ci volevano avere a che fare perché avevano paura».
La raccomandazione - Il figlio del boss napoletano Raffaele Stolder, che nel 2004 era compagno di detenzione di Francesco Bidognetti, voleva fare il volontario nell'esercito e Cicciotto si era rivolto a qualcuno «in alto». Poi il ragazzo, spaventato dalla possibilità di finire in zona di guerra, aveva fatto un passo indietro. Anna Carrino la racconta così: «Nicola Cosentino promise il suo interessamento ma disse che era molto difficile».