Consorzio, scontro sui trasferiti alla Gisec
«Il Consorzio unico di bacino assumerà provvedimenti disciplinari nei confronti dei nove lavoratori trasferiti senza alcun preavviso alla Gisec spa, la società provinciale per la programmazione e la gestione del ciclo dei rifiuti». Sono parole dure quelle pronunciate dal vice presidente del consorzio, Enrico Parente, a margine della conferenza stampa convocata ieri mattina negli uffici di corso Giannone. Al reggente del consorzio (in assenza di un Cda, secondo lo Statuto, al vice presidente sono assegnati infatti pieni poteri) non è andato giù il metodo con il quale la Gisec ha deciso sul trasferimento, seppure temporaneo, del personale «senza consultarsi con il consorzio - ha rimarcato Parente - senza rispettare la prassi amministrativa propedeutica al rilascio del nulla osta e in barba persino ai ruoli istituzionali». Il riferimento va a una nota stringata, datata 30 ottobre e recapitata al consorzio di bacino in data 2 novembre, con la quale il capo missione della Gisec, Vincenzo Gagliani Caputo, «invita il consorzio a mettere a disposizione della società, a decorrere dal 1 novembre, nove dipendenti per garantire la piena operatività della società». «Così assolutamente non va», insiste il vice presidente che, in un'animata discussione telefonica con il commissario prefettizio, Biagio Giliberti, contesta «di essere stato messo di fronte al fatto compiuto, senza neanche il diritto di replica». «Beninteso non contesto il trasferimento in sé, ma il metodo adottato. Negli ultimi dodici mesi, da quando cioè ricopro questo ruolo, ho constatato che il consorzio è stato, a torto, considerato a lungo un terreno di conquista, un andazzo che non può più essere tollerato e che di fronte a questo ennesimo episodio mi vede costretto a interpellare la Procura del lavoro e la Magistratura». Pronta la replica dell'amministratore unico della Gisec, il magistrato Felice Di Persia, che in attesa di incontrare, nella tarda mattinata di oggi, il vice presidente Parente, respinge al mittente ogni accusa: «Il compito della Gisec - precisa - è quello di amministrare seguendo i criteri della economicità, della efficienza e della efficacia. La società deve essere messa in condizioni di lavorare e quindi di disporre di personale adeguato. Da qui la richiesta al Sottosegretario di Stato per l'emergenza rifiuti di mettere a disposizione della società una decina di dipendenti del consorzio in grado di far fronte al lavoro programmato. Non so chi siano e non conosco né i loro curriculum, né le loro storie. La scelta è stata effettuata dal commissariato. Io mi sono limitato a informare la struttura dell'avvenuto trasferimento dei lavoratori. Tutto il resto non rientra nelle mie competenze». Sul caso rischia però di scoppiare una vibrante protesta anche da parte del personale (circa 2.500 i dipendenti del consorzio), in queste ore in evidente stato di fibrillazione a causa dell'episodio. Ci si interroga sui criteri di selezione e sulla scelta dei lavoratori trasferiti alla Gisec alla vigilia della chiusura del Consorzio unico di bacino che, almeno sulla carta, non dovrebbe avere più ragione di esistere a partire dal primo gennaio 2010, così come previsto dalla normativa regionale in tema di rifiuti. Sul caso sono intervenuti anche i rappresentanti del sindacato azzurro, che raggruppa ben sei sigle, per contestare il passaggio del personale «avvenuto - scrivono in una nota stampa - in modo arbitrario e in violazione di quanto previsto dalle ordinanze della Presidenza del Consiglio dei Ministri che indicano prioritario l'utilizzo del personale impiegato sugli impianti e non certamente nelle amministrazioni». Sotto i riflettori delle organizzazioni sindacali anche la decisione di aumentare le ore di lavoro, portando da trenta a trentasei il monte orario settimanale. Una scelta non condivisa in pieno dai sindacati in virtù del fatto che il provvedimento non sarebbe stato esteso a tutti i lavoratori.