Diossina e cadmio nei canali a Lago Patria niente più pascoli

Scatta l’allarme dopo i primi dati dell’indagine ministeriale
3 novembre 2009 - Tonia Limatola
Fonte: Il Mattino

Giugliano. Lago Patria sotto osservazione per la presenza di sostanze inquinanti (cadmio, diossina, mercurio, piombo), rilevate da un’indagine commissionata dal ministero dell’Ambiente nella zona a ridosso dei laghetti artificiali. I dati di giugno - arrivati solo ora all’Asl Napoli 2 e, poi, al Comune attraverso il Commissariato per la bonifica delle acque - potrebbero portare a breve ad una serie di ordinanze sindacali restrittive che dovrebbero recuperare i ritardi. Poi, si penserà al monitoraggio per risalire anche alle cause dell’inquinamento. Nel frattempo, con ogni probabilità verrà interdetto l’uso dell’acqua del lago salmastro – in cui dal 2004 è in vigore già il divieto di pesca - per irrigare le coltivazioni e per l’abbeveraggio degli animali da pascolo. Si procede con cautela. «Non c’è allarme per la salute pubblica», dicono all’Asl Napoli 2. «Abbiamo richiesto al Ministero la relazione con i dati per motivare le ordinanze», spiegano al Comune. Intanto, il campionamento dei sedimenti del Lago Patria – e nei canali collegati, come il San Salvatore e il Vena - evidenziano la presenza di metalli pesanti e anche di diossina. Le indagini sono state condotte nella zona in prossimità con i laghetti artificiali di Castelvolturno. Specchi d'acqua affiorati dentro alcune cave abusive per l’estrazione della sabbia, necessaria alla speculazione edilizia che ha caratterizzato il litorale a partire dagli anni ’80. Buche, poi, riempite con spazzatura di ogni tipo: auto vecchie, copertoni, scarti di edilizia e, soprattutto, rifiuti speciali tossico- nocivi. Un fenomeno emerso nel ’91, con il caso Tamburrino, l’autotrasportatore rimasto accecato mentre scaricava fusti tossici. «Si è fatto poco per invertire questa tendenza, negli anni il Giuglianese è diventato un territorio di speculazione e reati ambientali - dice l’ex pretore di Marano, Giuseppe Coffi -. Non c’è intercettazione telefonica che non parli di affari sul litorale, contiguo con la zona d’interesse dei Casalesi. Noi l’avevamo capito e lanciato allarme, poi, agli inizi degli anni ’90, il passaggio di competenze tra uffici giudiziari e la carenza di mezzi e personale, ha lasciato scoperto il territorio, lasciando che la camorra agisse indisturbata». L’Sos era partito anche da Legambiente, che nel ‘94 aveva coniato il neologismo Ecomafia. Da allora racconta nel rapporto annuale i traffici illeciti che si muovono lungo l’Asse mediano, da Casoria a Lago patria. Ora emerge il fenomeno della terra dei fuochi, che rilascia nell’aria enormi quantità di diossina. «È la terza fase dello smaltimento illegale dei rifiuti - dice Raffaele Del Giudice, direttore di Legambiente Campania -. Il fenomeno è esploso nel 2004, quando la criminalità organizzata ha deciso di abbandonare il trasporto sui Tir e di smaltire i rifiuti tossico nocivi incendiandoli assieme ai copertoni».

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