L'assessore regionale già ascoltato dai pm La Ragione e Woodcock

Jacorossi parla Gabriele "Quei subappalti a ditte di Casale"

25 ottobre 2009 - d.d.p.
Fonte: Repubblica Napoli

TRENTA subappalti, forse anche di più. «Mi feci mandare le carte: erano tutte aziende che provenivano dalla stessa zona: Casal di Principe, Gricignano», racconta a Repubblica l'assessore regionale al Lavoro Corrado Gabriele, sentito come teste in Procura nell'inchiesta sulle bonifiche sfociata venerdì nella perquisizione degli uffici dell'aziendaJacorossi. «Quelle ditte operavano senza che fosse stata bandita alcuna gara aggiunge Gabriele mentre i lavoratori assorbiti dalla Jacorossi trascorrevano le loro giornate a Castel Volturno, chiusi in una specie di Guantanamo del litorale». Sulla scrivania dei pm Ettore La Ragione e Henry John Woodcock, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Greco, ci sono adesso anche le carte depositate da Gabriele sui subappalti conferiti dalla Jacorossi e sui quali ha addensato sospetti di infiltrazioni camorristiche il pentito del dan dei casalesi Gaetano Vassallo, lo stesso che in un'altra indagine chiama in causa il leader regionale del Pdl Nicola Cosentino. Ma il nucleo centrale dell'indagine, che conta nove indagati per truffa e falso fra cui l'imprenditore Ovidio Jacorossi, il governatore Antonio Bassolino, gli ex sub- commissari Raffaele Vanoli e Arcangelo Cesarano e il prefetto Alessandro Pansa, riguarda l'accordo transattivo giudicato dai pm come «un diverso e nuovo appalto» conferito alla Jacorossi «in macroscopica violazione della normativa». Contro questa soluzione si era schierato anche Gabriele, che afferma: «Secondo me si poteva interrompere il rapporto con la Jacorossi, bandire un nuovo appalto oppure affidare la bonifica ad aziende miste per stabilizzare i lavoratori. Ma parliamo di una grande impresa e tutti i poteri del Paese si sono dati da fare affinché traesse vantaggio dalla situazione o non riportasse un danno». Bassolino e Pansa respingono le accuse. Il governatore ha sottolineato di non aver firmato «alcun atto» e che la giunta aveva dato esecuzione «alle determinazioni del consiglio dei ministri», ilprefetto ricorda di non aver avuto alcuna competenza sulle bonifiche.

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