Incarichi e appalti gonfiati «Affari d’oro con i rifiuti»

Il gip: c’è l’emergenza immondizia dietro la grande truffa Arpac
23 ottobre 2009 - Leandrro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

C’è l’emergenza rifiuti in Campania dietro la grande truffa Arpac. Ci sono i soldi piovuti sul territorio campano negli anni delle discariche gonfie di spazzatura e del territorio inquinato dietro appalti, consulenze e raccomandazioni del politico di turno. Incarichi di ogni tipo, perfino per valutare l’operato degli impianti Cdr che - sorte beffarda - sono il target delle principali inchieste sulla gestione commissariale dell’emergenza in Campania. Tanto che nel 2004, ben trenta consulenti vennero raccomandati per entrare nelle «attività di supporto del Commissariato straordinario». Lo snodo decisivo. Lo fa capire a chiare lettere il gip Anna Laura Alfano, nel lungo racconto delle manovre interne all’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente in Campania, sotto la gestione di Luciano Capobianco, da due giorni ai domiciliari: nel lungo periodo dell’emergenza rifiuti, l’Arpac è stata uno «snodo decisivo», sul doppio binario della lotta all’inquinamento ma anche della gestione di ingenti risorse economiche. Una tesi facile da riassumere: l’emergenza conveniva a tutti, a giudicare dai soldi piovuti in Campania, in una vicenda investigativa approdata agli interrogatori di garanzia. Pronta a collaborare. È di ieri il faccia a faccia tra la grande indagata Sandra Lonardo Mastella e il giudiche che per lei ha firmato l’esilio dalla regione, con il divieto di dimora in Campania e nelle provincie limitrofe. Assistita dai penalisti Alfonso Furgiuele e Severino Nappi, «lady Mastella» ha ottenuto il rinvio dell’interrogatorio di garanzia, con un motivo fin troppo semplice: «Mille pagine sono troppe da leggere in meno di un giorno - avrebbe fatto capire il presidente del consiglio regionale nel chiuso della stanza del gip - non posso sostenere un interrogatorio se non capisco di cosa sono accusata e da chi». In linea generale, Sandra Lonardo si è detta comunque «disponibile a collaborare, vale a dire a fornire qualsiasi elemento utile, dopo aver letto le singole contestazioni». Consulenti per emergenza. Ma l’inchiesta Arpac promette sviluppi proprio sul fronte di appalti, consulenze e incarichi professionali. Tanto che il gip ha individuato almeno una trentina di soggetti nominati consulenti grazie all’emergenza rifiuti. Suscita scalpore il passaggio in cui il giudice Alfano sostiene che i collaboratori assunti secondo sistemi clientelari dall’Arpac e impegnati nel settore dei rifiuti, «lucravano sulla persistente durata dell’emergenza rifiuti, conseguendo continue proroghe contrattuali e illeciti profitti». Ma lo sguardo degli inquirenti del pool mani pulite dell’aggiunto Francesco Curcio parte da lontano. Siamo nell’autunno del 2004 quando nell’ambito dell’attività di supporto al Commissariato straordinario, viene deliberato il conferimento di 30 incarichi a collaboratori esterni perché siano impiegati per il controllo degli impianti Cdr, nonché di tritovagliatura, compostaggio, siti di stoccaggio e discariche pubbliche e private. Nel provvedimento del gip si fa riferimento, tra l’altro, a una deliberazione dell’allora direttore dell’Arpac Luciano Capobianco nella quale si sottolinea che le collaborazioni «sarebbero durate per tutto il periodo di vigenza dello stato emergenziale» e si autorizza un’anticipazione delle spese. Il posto fisso. Ma non bastava la raccomandazione, nell’ottica degli sponsor. Bisognava trasformare il rapporto esterno in «posto» fisso: «Proprio quando i raccomandati/imposti avevano maturato una specifica esperienza di servizio, per cui era loro assicurato il «posto», come richiesto dagli sponsor, solo allora Capobianco si preoccupava di osservare le leggi richiedendo ai suoi sottoposti di fornirgli l’elenco di ideonei e il numero delle “professionalità” da occupare nella emergenza rifiuti». Ma ormai «era un gioco a risultato obbligato: ovvio che i raccomandati/imposti fossero in posizione di forza e che l’indicazione nominativa non poteva nascondere nessuna insidia». Il gip: «Fannulloni e incapaci». Ma non c’erano solo raccomandati, viste anche le lamentale per i «fannulloni» intercettate al telefono. Tanto che uno dei dirigenti Arpac al telefono si lamentava del fatto che in «ufficio c’è chi non viene mai o chi non sa far più nulla. Poi ce n’è uno che su dieci cose nove non le sa fare e chi risulta ammalato». È il 30 luglio del 2007, quando uno dei dirigenti che aveva avallato scelte clientelari si lamenta di incapaci e fannulloni, quelli, per intenderci, avrebbero dovuto aiutare a risolvere l’emergenza ambientale in Campania.

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