Così lo Stato premiò l'azienda che non aveva fatto le bonifiche

Per quisiz ioni della Finanza a Roma e Napoli nelle sedi Jacorossi
Nel 2007 ottenne una supertransazione da 160 milioni di euro
24 ottobre 2009 - Fabrizio Geremicca
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

NAPOLI Perquisizioni tra Roma e Napoli, ieri, nell'ambito dell'inchiesta della Procura cli Napoli relativa alle bonifiche dei siti inquinati. E quella coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco e diretta dai pubblici ministeri Ettore La Ragione ed enry John Woodcock.
Nella capitale gli uomini della Guardia di Finanza hanno prelevato documentazione nella sede della Jacorossi - società incaricata fin dal 2001 di rimuovere i veleni nel sito di interesse nazionale litorale domizio flegreo ed agro aversano - e nella casa del presidente pro tempo- re della società, Ovidio Jacorossi. A Napoli le Fiamme Gialle hanno passato al setaccio l'ufficio di Giuliano Percolo, avvocato distrettuale dello Stato, e le case di Arcangelo Cesarano e Raffaele Vanoli. Entrambi sono stati sub-commissari di governo per la bonifica dei siti inquinati. Complessivamente gli indagati sono nove: il presidente della Regione, Antonio Bassolino; il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa; Vanoli; Cesarano; Percolo; Jacorossi; il vicepresidente della società, Michele Giustozzi; il dirigente della Regione Campania per il settore ambiente, Mario Lupacchini; Vincenzo Cocuzza, professionista che fu incaricato da Palazzo Santa Lucia di esprimere un parere su un atto.
I reati ipotizzati sono concorso in abuso di ufficio, falso, truffa ai danni dello Stato, corruzione. Bassolino e Pansa invece, come ha precisato il procuratore Lepore, non rispondono del reato di corruzione.
Nel mirino degli inquirenti la transazione che fu stipulata sul finire del 2007 tra Jacorossi, la Regione Campania e il Commissariato alle bonifiche. Come rivel il Corriere del Mezzogiorno, la società incassava 20 milioni di euro per rinunciare a trascinare lo Stato in tribunale e altri 140 milioni di euro per portare a compimento quel che, fino ad allora, non aveva fatto, vale a dire per portar via le sostanze tossiche sversate negli 8o Comuni del sito di interesse nazionale litorale domizio flegreo ed agro aversano. Jacorossi ayeva chiesto 101 milioni di euro di risarcimento danni, addebitando alla mancata predisposizione di una discarica per rifiuti speciali, da parte del Commissariato, l'impossibilità di svolgere l'attività prevista. Aveva inoltre lamentato costi esorbitanti, determinati dalla necessità di trasferire quei pochi rifiuti speciali rimossi in una discarica speciale fuori regione, precisamente in Piemonte. Commissariato alle Bonifiche e Regione si rassegnarono ad un accordo esoso, per le casse pubbliche e rinegoziarono anche le modalità del contratto. L'accordo del 2001 stabiliva, infatti, che Jacorossi realizzasse lavori per 117 milioni di euro. Ne aveva effettuati a fine 2007 per 33. Il nuovo patto prevedeva che il Commissariato erogasse alla società altri 140 milioni di euro. Le bonifiche, recitava la transazione, avrebbero dovuto essere concluse entro 20 mesi a partire dal 3 dicembre 2007.
All'epoca della transazione su cui indaga la Procura, invece, restavano da rimuovere 350.000 tonnellate di rifiuti speciali ma, soprattutto, bonifica e rimozione dei veleni pi pericolosi erano ancora ferme alla fase del progetto. Avrebbero dovuto riguardare 475.000 metri quadri di terreno e 180.000 mq di cave. Secondo la Procura di Napoli, quell'accordo transattivo al quale diede parere favorevole l'avvocato dello Stato Giuliano Percolo fu illecito. Sarebbe stato uno stratagemma per eludere le procedure ordinarie degli appalti pubblici e favorire la Jacorossi.
L'impresa vide infatti lievitare di circa l'ottanta per cento i corrispettivi inizialmente previsti, quelli stabiliti nel 2001, nonostante ha accertato la Guardia di Finanza avesse fatto ampiamente ricorso ai subappalti, soprattutto per la movimentazione dei rifiuti inquinati.
Alcuni di quei subappalti, inoltre secondo le recenti dichiarazioni di un pentito, ora sottoposte a verifica da parte delle Fiamme Gialle sarebbero finiti ad imprese in odor di camorra. In serata la precisazione della Regione: «Antonio Bassolino non ha firmato alcun atto relativo alla transazio ne, mentre la giunta regionale si è limitata ad approvare lo schema di atto transattivo solo dopo che lo stesso era già stato approvato dal Governo». Fabrizio Geremicca Una delle aree non bonificate nel Casertano

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