Perquisizioni della Finanza a Roma e Napoli. Accuse anche al prefetto Pansa

INCHIESTA A NAPOLI Rifiuti, indagati per le bonifiche Bassolino e Pansa Bonifiche rifiuti, Bassolino indagato «Compensi lievitati dell'80 per cento»

Il presidente della Campania e il contratto con la Jacorossi «Mai fìrmato niente».
Il giallo del parere dell'Avvocatura di Stato
L'assegnazione: Per i magistrati il nuovo accordo era solo uno stratagemma per eludere la procedura per l'assegnazione degli appalti
La sostituzione: Il legale dell'Avvocatura che aveva dato parere contrario venne sostituito all'improvviso. E il parere divenne favorevole
24 ottobre 2009 - Marco Imarisio
Fonte: Corriere della Sera

Nella bufera si perdono di vista i dettagli. Era la vigilia del Natale 2007, la corsa a trovare un buco dove mettere l'immondizia che cominciava a sommergere la città diventava sempre più disperata. Nessuno fece caso alla firma di un contratto che avrebbe dovuto mettere fine a un contenzioso in corso da anni. Da una parte i committenti, Regione Campania e Commissariato all'emergenza rifiuti. Dall'altra l'azienda romana Jacorossi, alla quale nel 2001 erano stati affidati gli interventi di bonifica dei campi e delle spiagge inquinati lungo il litorale Flegreo. Da quel giomo, tutti uniti. Ma solo nel rinfacciarsi rispettive inadempienze, con annessi strascichi in tribunale.
Oggi i contraenti e i legali che diedero parere positivo al- l'accordo «riparatorio» sono iscritti nel registro degli indagati. Il govematore Antonio Bassolino e Alessandro Pansa, prefetto di Napoli, sono accusati di concorso in abuso d'ufficio, falso e truffa al danni dello Stato. Ovidio Jacorossi, presidente pro tempore dell'omonima società, Giuliano Percopo, avvocato distrettuale dello Stato, e altre cinque persone devono rispondere degli stessi reati, al quali in alcuni casi si aggiunge anche l'ipotesi più grave, la corruzione. Una brutta storia, che potrebbe avere il suo epicentro nell'improvvisa sostituzione di un avvocato dello Stato sfavorevole all'accordo con un altro legale di diverso avviso.
Tra le clausole presenti nel rinnovo dell'appalto figurava anche l'assorbimento di 380 Lsu, lavoratori socialmente utili, da sempre uno dei nervi scoperti della questione lavoro a Napoli. All'azienda veniva invece garantito un netto miglioramento rispetto alle condizioni definite nel 2001. I corrispettivi previsti per la Jacorossi infatti aumentarono di quasi ll'80 per cento rispetto ad allora. Un aumento del compenso che la Procura ritiene «immotivato, senza alcuna spiegazione logica» così si legge nei decreti che autorizzano le perquisizioni eseguite ieri a Napoli e Roma dalla Guardia di finanza. Anche perché dal 2001 al 2007 la Jacorossi avrebbe gestito uno degli aspetti più importanti del suo incarico, il trasporto dei rifiuti tossici dai siti inquinati, facendo ricorso ai subappalti, alcuni dei quali finiti a ditte considerate vicine alla camorra. Il nuovo accordo, è la tesi dei magistrati Ettore La Ragione e Henry John Woodcock, era solo uno stratagemma per eludere la procedura ordinaria di assegnazione degli appalti pubblici.

La versione dei due indagati più famosi viaggia su binari diversi. Antonio Bassollno fa sapere che quel contratto in realtà era la diretta emanazione di una ordinanza emessa dalla presidenza del Consiglio dei ministri (all'epoca era in carica il secondo governo Prodi) e di non aver comunque mal firmato nulla. Filippo Dinacci, difensore di Pansa, sottolinea invece come il suo assistito, dal 2004 al 2007 commissario per l'emergenza rifiuti, non avesse alcuna competenza sul tema, che spettava invece al commissariato per le bonifiche. Il prefetto, sostiene il legale, sottoscrisse l'accordo solo dopo aver letto il parere favorevole dell'Avvocatura di Stato, che il 20 dicembre del 2007 aveva stilato una nuova relazione nella quale si escludeva un aggravio di costi per la pubbilca amministrazione. La materia è piuttosto complicata, ma i magistrati hanno trovato una traccia di lavoro ben definita, che secondo loro testimonia anche come qualcosa di poco chiaro sia accaduto proprio all'Avvocatura dello Stato, l'organo chiamato a esprimersi sulla legittimità del nuovo contratto. La pratica infatti era stata inizialmente assegnata aU'avvocato Maria Sannino, la quale aveva espresso parere negativo su tutta la linea, giudicando «incongrua» la lievitazione dei compensi destinati alla Jacorossi. A novembre del 2007 era stato deciso un cambio. Il caso era quindi passato a Giuliano Percopo. Il giudizio dei magistrati sul suo operato è netto. «Senza prendere in alcun modo in considerazione gli altri aspetti difensivi ben valutati da quest'ultima (Sannino, ndr) ha compiuto la sua mission esprimendo un parere ovviamente favorevole e compiacente rispetto alla transazione sopra illustrata, parere che è assolutamente e diametralmente opposto rispetto al diverso orientamento seguito della collega originaria assegnataria della pratica».

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