Bassolino, le bonifiche e i boss: le verità del pentito "Appalti dati con vincolo camorristico"

Inchiesta di Woodcock, il Governatore indagato assieme al prefetto Pansa.

Indagine sulle commesse alla Jacorossi per la bonifica dei suoli nell'area flegrea
24 ottobre 2009 - Vincenzo Iurillo
Fonte: Il Fatto

L'nchiesta della Procura di Napoli sulle commesse alla Jacorossi, che vede indagati tra gli altri il governatore della Campania Antonio Bassolino e il prefetto di Napoli Alessandro Pansa, accende un riflettore sulle infiltrazioni camorristiche nei subappalti per le bonifiche dei suoli del litorale domizio e agro aversano. Il 12 ottobre i carabinieri del Noe guidati da Sergio De Caprio, il capitano Ultimo che catturò Toto Riina, hanno sentito a Napoli il pentito Gaetano Vassallo, l'imprenditore che dal 1987 al 2005 ha smaltito scorie tossiche in Campania per conto dei  clan. Vassallo, il ministro dei rifiuti del boss Francesco Bidognetti, che in un recente passato ha riferito delle presunte collusioni camorristiche del sottosegretario Nicola Cosentino e del presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro, ha messo nero su bianco di sapere "che la Jacorossi aveva ottenuto la grande commessa pubblica grazie ad aderenze politiche. Di suo so per certo che non effettuava alcun lavoro ma si limitava a distribuire i lavori tra più ditte. In sede locale... (omissis) la distribuzione avveniva sulla scorta delle conoscenze e del vincolo camorristico." Le parole di Vassallo sono al vaglio degli inquirenti. Ma le voci sulla camorra che stava allungando le mani sulle bonifiche erano arrivate anche all'orecchio dell'assessore regionale al Welfare Corrado Gabriele, esponente di Rifondazione molto vicino a Bassolino: "Non ho votato quella delibera di giunta (la 2099 del 30 novembre 2007, l'ok alla convenzione-transazione per riassegnare le bonitìche alla jacorossi a nuove condizioni, ndr) perché - dichiara l'assessore agli inquirenti  - la Jacorossi non aveva stabilizzato gli Lsu, era inadempiente nei lavori e ricorreva al subappalto. Chiesi negli ultimi mesi del 2006 l'elenco delle ditte subappaltate, un mio collaboratore mi disse di aver saputo che vi erano nomi in odore di camorra casalese. Non ho dato seguito alla cosa in via formale".
Ieri mattina la Guardia di Finanza ha impresso un'accelerazione alle indagini. perquisendo le case dell'ex sub commissario all'emergenza ritìuti Raffaele Vanoli, del subcommissario alle bonifiche Arcangelo Cesarano, dell'imprenditore romano Ovidio Jacorossi, del vice presidente della società, Michele Giustozzi, gli uffici romani della jacorossi e l'ufficio napoletano dell'avvocato dello Stato Giuliano Percopo. l'autore del parere che ha dato il via libera alla transazione che ha fatto schizzare l'importo delle commesse sino a 200 milioni di euro. L'80% in più rispetto al contratto stipulato nel 2002, quando Bassolino era commissario ai rifiuti. Nove gli indagati - ci sono anche il dirigente dell'Area "Ecologia e Ambiente" della Regione, Mario Lupacchini. e l'avvocato Vincenzo Cocozza - per i reati di concorso in corruzione, truffa, falso e abuso d'ufficio. Le Fiamme Gialle hanno cercato appunti e documenti su presunte relazioni 'anomale' tra l'avvocato dello Stato, i dirigenti del commissariato di Governo e la Jacorossi, nonché su presunte irregolarità nei subappalti.
L'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco, è condotta dai pm Ettore La Ragione ed Henry John Woodcock. Il fascicolo riguarda la convenzione stipulata nel 2001 tra la jacorossi (insieme alla Fintermica), i ministeri dell'Ambiente e del Lavoro, il commissariato di Governo per l'emergenza rifiuti e la Regione Campania. per la realizzazione delle bonifiche sul suolo campano. Convenzione che prevedeva tra l'altro la stabilizzazione in jacorossi di 380 lavoratori socialmente utili. L'accordo saltò per via di reciproche inadempienze e sfociò in un contenzioso legale: la Jacorossi nel 2006 chiese un risarcimento danni di 101,5 milioni di euro. La causa si estinse con la transazione del 2007 - Pansa commissario all'emergenza - che riassegnò le bonifiche alla Jacorossi. Un illecito, secondo la Procura: perché le nuove condizioni erano troppo favorevoli ai privati e perché si trattava solo di uno stratagemma per eludere le procedure ordinarie degli appalti pubblici e beneficiare così la Jacorossi.

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