Lepore: «Richieste coerenti con gli atti di Noviello e Sirleo»

Inchiesta Rompiballe, ecco la verità del procuratore

30 settembre 2009 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

«Un intervento fatto in tutta coscienza, nel rispetto delle risultanze processuali e degli ulteriori accertamenti svolti. Un intervento che non intacca la struttura del procedimento così come è stata concepita dagli originari titolari dell’inchiesta, vale a dire dai colleghi Noviello e Sirleo». Pochi giorni dopo aver depositato le proprie conclusioni nell’inchiesta ecoballe, Lepore si mostra sereno. Ripensa ai quattordici mesi di dissidi dopo lo stralcio dei tre prefetti Catenacci, Pansa e Bertolaso, al «caso Napoli» dinanzi al Csm e ritorna sulla doppia richiesta ai gip fatta venerdì scorso assieme al collega Maurizio De Marco: archiviazione per Catenacci, Bertolaso e Pansa per i reati più gravi (traffico illecito, truffa e falso), richiesta di processo per un reato satellite, una contravvenzione per aver gestito rifiuti in mancanza di autorizzazioni. Due mosse che alimentano gelo e incomprensioni con i due pm, che rifiutarono di firmare lo stralcio e che oggi sono delegati a sostenere l’accusa nel corso del processo ecoballe. Si parte il sette ottobre, imputati «eccellenti» il vicecapo della Protezione civile Marta Di Gennaro e l’ex «ad» di Fibe Massimo Malvagna. In aula, tra i 25 imputati, ci sono capiarea Fibe ma anche i responsabili dei sette impianti cdr (difesi dalla penalista Ilaria Criscuolo), tutti finiti un anno e mezzo fa agli arresti domiciliari. Ora la parola torna a Noviello e Sirleo, che dopo aver conosciuto le decisioni del capo dalla lettura dei giornali, chiederanno un approfondimento, chiederanno cioé di leggere le motivazioni che hanno spinto la Procura a non imputare i tre prefetti per i reati più gravi. Una giustizia a doppia velocità? Due binari per imprenditori e funzionari di Stato? Niente affatto, replica Lepore che spegne sul nascere le accuse di doppiopesismo: «Io e Maurizio abbiamo agito con coscienza, dopo un’attenta lettura degli atti.
Non intendo alimentare polemiche, ma resto convinto delle scelte fatte». Cioé: impossibile processare per truffa due prefetti e un sottosegretario di governo mandati in Campania a risolvere l’emergenza più grave della sua storia. «Per il resto - aggiunge Lepore pensando alle audizioni in Csm - ho conosciuto a mie spese i lati positivi e negativi di una collaborazione tra colleghi nella gestione di un processo». Intanto, dopo la mossa di Lepore e De Marco, commenti e perplessità non si fanno attendere. Spiega il penalista Alfonso Maria Stile, difensore dell’ex «ad» Fibe Massimo Malvagna, accusato di falso in concorso con Pansa e con il magistrato Giovanni Corona (per i quali è stata chiesta l’archiviazione): «Sono lieto per Pansa e Bertolaso. Non conosco gli atti, ma sono lieto che siano stati tirati fuori per i reati più gravi. Questo pm - continua Stile - ha operato in modo razionale, probabile la richiesta di acquisizione nel processo ecoballe della richiesta di archiviazione. D’altronde, se l’ipotesi di concorso in falso viene meno per Pansa, viene meno anche per Malvagna».
Tocca al penalista Luigi Tuccillo, difensore di Cattaneo, «ad» Fibe per il quale è stata avanzata richiesta di processo dopo la lunga parentesi dello stralcio: «Non ho letto gli atti - chiarisce - ma trovo sorprendenti le richieste depositate al gip dalla Procura: non si può tenere da parte il soggetto pubblico e imputare le stesse contestazioni al soggetto privato. C’è la sentenza del Consiglio di Stato che impone di considerare Fibe come una mera esecutrice, gerarchicamente subordinata alle direttive del commissariato: come si fa a chiedere l’archiviazione per il pubblico, che regge le redini della gestione, e il processo per i privati, che eseguono le direttive dello Stato? Trovo soprendente che si separino le due posizioni. Così la Procura non è coerente».

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